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Il mistero Majorana
tra annunci e ipotesi

Prima arriva "Chi l'ha visto" su Rai Tre, poi "La Repubblica"
e infine il "Corriere della Sera".
Ma di certo non c'è nulla di concreto
e gli investigatori della Procura di Roma continuano il loro lavoro

di Rino Di Stefano

(RinoDiStefano.com, Pubblicato Sabato 25 Giugno 2011)

La foto del presunto del signor Bini (a destra) come è apparsa nella trasmissione "Chi l'ha visto", confrontata con un'immagine del giovane Ettore MajoranaIn attesa che la Procura di Roma annunci al mondo il risultato delle sue indagini sulla scomparsa del fisico Ettore Majorana nel 1938 (cosa che finora non ha fatto, in quanto siamo ancora nella fase istruttoria dell'inchiesta), ritengo che sia utile per il lettore un piccolo chiarimento per comprendere come realmente stiano le cose in questa vicenda che sta appassionando il mondo intero. Premesso che fino ad oggi nessuno ha la più pallida idea di dove, e come, sia finito lo scienziato siciliano 73 anni fa, è bene specificare a lettere capitali che tutte le ricostruzioni fin qui presentate dai media sulla sorte di Majorana, sono soltanto delle pure e semplici ipotesi. Di fatto, nessuno ha prove certe sul perché quella mattina del 28 marzo 1938 il trentunenne ordinario di fisica teorica all'Università di Napoli abbia deciso di dimettersi dal mondo. Così come nessuna eventuale teoria sulla sua scomparsa ha mai portato ad una qualche verificabile verità. Se così non fosse, non si potrebbe parlare di "mistero Majorana", quale a tutti gli effetti è. Premesso dunque che nessuno ha la verità in tasca, non sarebbe né serio né corretto far credere a chi legge che, improvvisamente, il giallo abbia trovato una soluzione. Oppure, che il giallo La copertina del libro di Wiesenthal che contiene la foto del criminale nazista Adolf Eichmann con due sconosciuti passeggeri a bordo della "Giovanna C" nel 1950stia per essere svelato. Allo stato attuale delle cose, non è affatto così. Siamo ancora in alto mare e si naviga a vista.
Ultimamente ci sono state tre autorevoli fonti a cimentarsi su questo fronte. La prima è stata la trasmissione su Rai Tre "Chi l'ha visto", condotta da Federica Sciarelli. Un giorno, nel 2008, un telespettatore telefona sostenendo che nel 1955 avrebbe conosciuto Ettore Majorana a Valencia, in Venezuela, dove lo scienziato si sarebbe fatto chiamare "signor Bini". Non ha importanza il fatto che questo presunto testimone, successivamente interrogato dai carabinieri, non sia poi riuscito a dare alcuna indicazione utile alle indagini. Una volta che la presunta notizia arriva sui teleschermi, è fatta: vera o falsa che sia, diventa comunque attendibile. A prescindere dalla verità dei fatti.
La seconda fonte, invece, è "La Repubblica" che, con un ampio inserto pubblicato domenica 17 ottobre 2010, a firma di Luca Fraioli, ha presentato un'ipotesi avanzata da Giorgio Dragoni, ordinario di storia della fisica all'Università di Bologna. Secondo il professor Dragoni, in una vecchia fotografia che ritrae tre uomini a bordo della "Giovanna C", in viaggio nell'Oceano Atlantico in un periodo compreso tra la partenza da Genova il 17 giugno 1950 e l'arrivo a Buenos Aires il 13 luglio 1950, si riconoscerebbero i tratti di Majorana nel primo, da sinistra, dei soggetti fotografati. Il secondo, quello al centro, era invece Adolf Eichmann, l'ex generale delle SS colpevole di aver fatto sterminare sei milioni di ebrei nei lager nazisti. La foto venne pubblicata nel libro "Giustizia, non vendetta" di Simon Wiesenthal, il cacciatore di criminali nazisti, dalla Mondadori Editore nel 1990. L'articolo di Fraioli è ineccepibile. Da cronista, si limita a presentare l'ipotesi del professor Dragoni, facendo notare la pur vaga somiglianza tra il passeggero sconosciuto, come appare nella didascalia del libro, e la persona di Majorana. Anche se le vistose orecchie a sventola del misterioso passeggero basterebbero da sole a escludere che quella persona fosse lo scienziato scomparso. Altri articoli nello stesso inserto parlano poi di una probabile simpatia di Majorana per il regime nazista, a causa di una lettera che egli scrisse nel 1933 da Lipsia. Ma anche in questo caso si tratta di interpretazioni soggettive, e non verificabili, da parte di chi le propone.Eichmann, al centro, insieme a due passeggeri sconosciuti
La terza fonte, infine, è il "Corriere della Sera" che, in un articolo pubblicato martedì 7 giugno 2011, a firma di Fiorenza Sarzanini, riporta tanto la notizia televisiva, quanto quella pubblicata da "Repubblica", in un cocktail di difficile interpretazione. Per esempio, dimentica di dire che la testimonianza sul presunto signor Bini non ha portato a nulla di concreto. Riferisce invece, e questa è una notizia nuova, che i carabinieri del Ris hanno individuato tra la foto di Bini e quella del giovane Majorana dieci punti in comune. Questo particolare è sufficiente per poter affermare che quella foto ritrae proprio Majorana? Chiaramente no, anche perché decine di individui possono avere qualche somiglianza tra loro e inoltre la foto di Bini, che nel 1955 avrebbe avuto tra i 50 e i 55 anni, non è facilmente accostabile a quella del giovane Majorana. Eppure, il titolo dell'articolo non lascia adito a dubbi: "E' il volto di Majorana, 10 punti uguali". E se lo dice un giornale serio e autorevole come il "Corriere della Sera", vuol dire che il mistero Majorana è bello che risolto. Non vi pare? Peccato che nell'articolo non appaia la foto del presunto signor Bini (dove le differenze saltano comunque agli occhi) e che la foto del passeggero della "Giovanna C" (altro presunto sosia) si dica che è stata invece scattata in Germania nel 1950 e non a bordo della nave.
Intendiamoci, gli errori li facciamo tutti. E mi guardo bene dal gettare la croce su un collega per una cosa di questo genere. Il problema è che la scomparsa del fisico Ettore Majorana è una vicenda molto più complessa di quanto non si possa pensare. Se soltanto si volesse leggere il libro "Il caso Majorana" (Di Renzo Editore) di Erasmo Recami, docente di fisica e struttura della materia presso l'Università Statale di Bergamo, conosciuto in tutto il mondo come massimo biografo di Majorana, ci si renderebbe conto che quelle che oggi vengono improvvisamente annunciate come "novità", sono state scoperte da anni e non hanno mai portato ad alcuna pista concreta. Recami parla già della pista sudamericana, collocandola però nella più probabile Argentina. E non mancano le testimonianze, serie e credibili. Tanto che si potrebbe supporre che, per un certo periodo di tempo, Majorana sia stato realmente da quelle parti. Oppure che qualcuno si fosse fatto passare per lui. Anche se il suo passaporto (n. 194925) scadeva nell'agosto del 1938 e, per farlo rinnovare, egli si sarebbe dovuto recare presso un qualche consolato italiano. Ma, se lo avesse fatto, sarebbe stato subito riconosciuto e fermato, in quanto Mussolini in persona aveva dato disposizioni alle forze dell'ordine e ai servizi segreti di investigare in tutte le direzioni per cercarlo e fermarlo, ovunque si trovasse. In quegli anni, infatti, Ettore Majorana era in cima alla lista dei ricercati. Per inciso, quel passaporto non venne mai rinnovato.
La Certosa di Serra San BrunoUn altro scrittore degno di essere menzionato è il portoghese Joao Magueijo, docente di teoria della relatività generale all'Imperial College di Londra, che nel suo libro "La particella mancante" (Rcs Libri Spa), sostiene apertamente che "il neutrino di Majorana è oggetto di esperimenti in tutto il mondo e gli studi su di esso potrebbero modificare l'attuale modello della fisica delle particelle". Volgarizzando al massimo il concetto, significherebbe che il fisico siciliano potrebbe aver scoperto il segreto della materia, la qual cosa modificherebbe la fisica come oggi la conosciamo.
L'uomo Majorana, del resto, era un personaggio assolutamente complicato. Un genio, una mente che arrivava fino ai confini dell'immaginabile (Enrico Fermi lo paragonava a Galileo e a Nerwton), ma anche un uomo estremamente tormentato per gli effetti che avrebbero potuto avere i risultati delle sue scoperte. Un simile individuo, psicologicamente parlando, difficilmente cercherebbe l'oblio in un altro Paese, lontano dal suo. Sarebbe molto più comprensibile, invece, se cercasse di nascondersi al mondo nella clausura e nella pace interiore di un convento. Lo ha fatto? Ad oggi, nessuno può dirlo. E' comunque singolare che il 5 ottobre del 1984 Papa Giovanni Paolo II volle recarsi a visitare la Certosa di Serra San Bruno, nei pressi di Lamezia Terme, in Calabria, dove affermò senza mezzi termini che proprio quel convento di clausura avrebbe ospitato il grande scienziato Ettore Majorana. La notizia venne anche riportata in un articolo di Ettore Mo l'8 ottobre del 2002 sul "Corriere della Sera". I frati negarono, smentendo anche il Papa. Eppure è proprio su quel convento che si era soffermata l'attenzione di Leonardo Sciascia nel suo libro "La scomparsa di Majorana" (Adelphi Edizioni), e del giornalista Sharo Gambino nel volume "L'atomica e il chiostro" (Qualecultura Edizioni).
Ma, forse, ciò che dovrebbe far pensare di più è il fatto che quando la madre di Majorana, Dorina Corso, andò a bussare alle porte di quel convento, il priore non la volle far entrare ma le disse: "Ma signora, se suo figlio è felice così, perché lo cerca?". Da quel giorno, infatti, la madre di Majorana non portò più il lutto e in punto di morte inserì il figlio scomparso nel suo testamento, convinta com'era che egli fosse ancora in vita.
Che cosa nascondono, dunque, le mura di quella Certosa calabrese? Fino ad oggi non lo sa nessuno. Una curiosità, per finire. Domenica 9 ottobre 2011 il pontefice Benedetto XVI visiterà la diocesi di Lamezia Terme e la Certosa di Serra San Bruno. Durante la mattinata il Papa si recherà nella città calabrese per la Messa, seguita dall'Angelus. Nel pomeriggio si trasferirà nel convento di Serra San Bruno, per la celebrazione dei Vespri con la comunità dei certosini. In serata, infine, tornerà in Vaticano. La visita pastorale avverrà a 27 anni esatti da quella di Giovanni Paolo II. Ma è una coincidenza, ovviamente.

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