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“IL CASO MAJORANA-PELIZZA”
di Rino Di Stefano

(One Books, 2022 – Quantico Media Group Srl – Torino)

di Maria Luisa Bressani

(MariaLuisaBressani.it, Pubblicato Martedì 25 Aprile 2023)

 

Il caso Majorana-Pelizza (Prima di copertina)In questo libro vi è una citazione da Agatha Christie, la regina del giallo: “Una coincidenza è un caso, due coincidenze sono un indizio, tre coincidenze diventano una prova”. E niente è più in sintonia con l’intricatissima vicenda che riguarda la macchina messa a punto da Rolando Pelizza, la cui storia – un vero e proprio giallo ricco di coincidenze- è ripresa e raccontata con nuovi particolari e documenti dallo scrittore e giornalista Rino Di Stefano. Come dei gialli di Agatha prima ancora dei titoli di ciascun testo si ricordano i due investigatori Poirot e Miss Marple anche in questo caso risalta il detective Rino Di Stefano.

Prima di addentrarci nella storia, un sommario profilo dei tre protagonisti iniziando proprio da Di Stefano e da ciò che dice di sé nel primo capitolo.

Rino lasciò Il Giornale nel 2008, anche se con un contratto di collaborazione in esclusiva, per prepensionamento, perché diventato addetto stampa per la Liguria di Claudio Scajola appena nominato Ministro dello Sviluppo Economico.

Ricevette il 3 gennaio 2009 una mail di Enrico M. Remondini che aveva letto il suo saggio di cronaca sul caso Zanfretta e voleva rivolgergli alcune domande. Il libro di Rino sul metronotte che sosteneva di esser stato rapito dagli alieni risaliva al 1984 e Rino che da scrupoloso giornalista si occupa di fatti cita un’inchiesta dei carabinieri che avevano accertato la presenza di 52 testimoni oculari di un grosso disco volante luminoso là dove Zanfretta sarebbe stato “rapito”. Quel libro di Rino è giunto alla sesta edizione e nel 2014 ha avuto la prima edizione internazionale in inglese.
Ma questo argomento interessava a Remondini solo per introdurre un altro caso che gli stava a cuore: nel 1999 aveva lavorato per la Fondazione Internazionale Pace e Crescita di Vaduz nel Liechtenstein che disponeva di una tecnologia fantastica: macchinari in grado di smaltire rifiuti solidi urbani, rifiuti liquidi organici, rifiuti tossici e perfino scorie radioattive. Quelle macchine chiamate Zavbo potevano compattare rocce instabili, distruggere rocce pericolose, scavare gallerie nella roccia, ecc.

Remondini lasciò a Rino un dossier voluminoso in cui si parlava anche di una scoperta eccezionale in anni 1958-60 che portava alla realizzazione di condutture senza alcun assorbimento di energia e nel campo delle comunicazioni a trasmissioni perfette senza l’ausilio di satelliti a qualsiasi distanza.

Fantascienza? E oltre tutto Remondini per alcune domande che gli pose Rino era chiaro non avesse mai letto il libro su Zanfretta che era stato il suo escamotage per presentarsi al giornalista.

Rino fece ricerche sulla Fondazione appurando che si era costituita nel 1996 a Vaduz versando un capitale di 30mila franchi svizzeri, cioè la quota che il Liechtenstein chiede per costituire una società sul suo territorio.

Il 6 luglio 2010 alle pagine 8 e 9 dell’edizione nazionale venne pubblicato sul Giornale il primo articolo del Di Stefano su questa “nuova invenzione tecnica”, con titolo “Il mistero dell’energia gratuita che ci tengono nascosta” Alcune righe in corsivo spiegavano: “Marconi ideò un raggio che fermava i mezzi a motore. Mussolini lo voleva, il Vaticano lo bloccò. Da quelle ricerche altri scienziati creavano l’alternativa al petrolio nucleare. Nel 1999 l’invenzione stava per essere messa sul mercato, ma poi tutto fu insabbiato”.

La controversa foto datata 5 Agosto 1996, periziata come autentica, nella quale appare il presunto Ettore Majorana con Rolando Pelizza. A quel tempo, Majorana avrebbe dovuto avere 90 anni.Nell’articolo queste parole che si commentano da sole: “Da qualche parte sulla Terra oggi c’è qualcuno che nasconde il segreto più ambito del mondo, cioè la produzione di energia pulita a un costo prossimo allo zero”. In una colonna di spalla a destra l’intervista a Enrico Remondini che aveva innescato l’intera storia con il dossier affidato a Rino.

Per semplificare il giornalista definisce la scoperta “il raggio della morte” e ricorda che Marconi aveva inventato un raggio elettromagnetico in grado di bloccare qualunque motore dotato di impianto elettrico, lo mandava infatti in corto circuito provocandone l’incendio. Ma lo scienziato temendo di poter essere ricordato con questa scoperta come “colui che aveva provocato la morte di migliaia di persone” preferì piuttosto essere considerato l’inventore della radio. E gli scienziati che inventano e creano hanno anche la facoltà di non brevettare le loro scoperte, di non divulgare le formule se ritengono che possano essere di danno all’umanità. Marconi con quel suo raggio aveva incendiato due aerei che si trovavano a due chilometri di distanza ad Orbetello.

Lo stesso dilemma attanagliò Rolando Pelizza che mise a punto una macchina capace di annichilire la materia, riscaldarla e trasmutarla.

Pelizza titolare di un avviato calzaturificio a Chiari (provincia di Brescia) si recò per il suo lavoro in un monastero di clausura del Sud Italia e lì conobbe un signore chiamato dai frati “il professore”. Questi lo prese a ben volere e ne fece il suo allievo insegnandogli concetti della “nuova fisica”. Questo “professore” si rivelò essere Ettore Majorana, che aveva operato all’interno del gruppo di fisici noto come “i ragazzi d via Panisperna”. Si era laureato in fisica teorica sotto la direzione di Enrico Fermi. Majorana, penultimo di cinque fratelli, era nato a Catania nel 1906 e scomparve il 25 marzo 1938 a 31 anni dopo un viaggio da Napoli a Palermo ove si era fermato un paio di giorni. In quell’ultimo periodo di intenso studio (il viaggio gli era stato consigliato al fine di riposarsi) aveva fatto domanda per ritirarsi presso un paio di monasteri. Le sue opere più importanti hanno riguardato la fisica nucleare, la meccanica quantistica relativistica con particolari applicazioni nella teoria dei neutrini.

Pelizza affermò di essersi incontrato con Majorana nell’Eremo di Serra San Bruno in Calabria che dista da Chiari 1200 chilometri, cosa un po’ improbabile dato che ha ammesso con Di Stefano che il convento dove s’incontravano era in realtà l’abbazia della Certosa Monumentale di Calci a Pisa e Chiari dista da Pisa 310 chilometri. E solo in un secondo tempo Majorana sarebbe stato trasferito nell’Eremo di Serra San Bruno. Entrambi i conventi appartengono all’Ordine monastico dei certosini. Il priore Padre D. (Di Stefano da buon giornalista usa i cognomi puntati per non rendere accessibile l’identità cosa che potrebbe non esser gradita alla persona di cui si scrive) ritirandosi in un villino del Centro Italia si sarebbe portato dietro una vistosa documentazione relativa al soggiorno di Majorana in convento. Con il religioso non si riesce a comunicare e si può farlo solo servendosi di un canale a conoscenza di pochi suoi fidati amici però è anche buon amico degli Stati Uniti e ancor oggi partecipa a riunioni con esponenti del governo Usa. Sì, perché in questa intricatissima vicenda che riguarda il Pelizza, appaiono ingerenze fortissime della CIA  o comunque USA al fine di non divulgare la sua scoperta. Non solo tra le persone che in primis vollero sondare la sua macchina (ossia quella di Majorana ma messa a punto da lui) figurano politici come Andreotti, il cantante Bocelli che si appassiona alla sua vicenda e altri illustri tra cui una trasmissione su Voyager di Roberto Giacobbo.

Una delle foto, periziata come autentica, di Ettore Majorana in convento il 5 Agosto 1986.La macchina che è la vera protagonista del libro prima ancora delle persone ha diverse fasi di funzionamento: produrre energia infinita a costo zero, trasmutare la materia (un esperimento riuscito ha riguardato la trasformazione di un blocco di polistirolo in un blocco d’oro conservandone volume e forma), trasferire persone ed oggetti nel tempo e nello spazio facendole poi ritornare al punto di partenza originale e infine – udite, udite! – il potere di ringiovanire un corpo di dieci, venticinque, trenta o settant’anni mantenendo però intatti i suoi ricordi.
Questa ultima funzione- davvero fantascientifica – è stata corroborata dall’esperimento di riportare un cagnolino vecchio e malandato all’età di un anno. Il cagnolino era stato educato a saltare attraverso cerchi e ritornato all’età di un anno lo fece di nuovo.

A questo punto – scrive Di Stefano – è lecito domandarsi se Majorana stesso abbia fruito di questa possibilità di ringiovanirsi però c’è una foto dove compare Pelizza che è visibilmente un uomo anziano con un Majorana davvero giovane e che è stato fatto credere “figlio di Majorana” per la totale rassomiglianza. Vedi foto del 5 agosto 1996 che allego e che è stata fatta periziare dove appare Rolando Pelizza con Ettore Majorana – un giovane Majorana mentre a quell’epoca avrebbe dovuto avere 90 anni.

C’è un momento affascinante di questa storia quando ad interessarsi della macchina costruita da Pelizza sono appunto il governo italiano ma soprattutto gli Usa e Bruxelles. In quel momento però Pelizza si rende conto che la macchina vorrebbero usarla per scopi bellici, quindi, rifiuta e la sua scoperta viene battezzata come “raggio della morte”.

Ci sono gli esperimenti anche al Politecnico di Milano ci sono “i rifiuti” come quello con Antonino Zichichi che dice chiaro e tondo che la tecnologia promessa dalla macchina è impossibile.

Però questo libro, che non annoia mai, che si svolge a successivi colpi di scena, resta così interessante da non riuscire a staccarsene. E Di Stefano da buon cronista indaga e scarta anche altre piste sulla scomparsa di Majorana come un suo ritiro in Sud America o in Germania perché da giovane avendola visitata aveva espresso un apprezzamento a favore dell’ordine che Hitler vi aveva instaurato.

Ci sono altri libri sulla vicenda Pelizza come la sua biografia scritta da Alfredo Ravelli con titolo Il dito di Dio, che poi venne cambiato in Il segreto di Majorana e ancora 2006: Majorana era vivo!

C’è stato un film di Victor Tognola. C’è stato un Convegno “La fisica del terzo millennio”, in California dal 5 al 10 giugno 2017 e un libro uscito in contemporanea a cura degli organizzatori: Francesco Alessandrini, ingegnere e docente di materie geotecniche all’Università di Udine e Roberta Rio, storica austriaca di origini italiane, specializzata in Paleografia, Archivistica e Diplomatica. Soprattutto ci sono stati moltissimi contrasti a tutte queste opere e profonde ripercussioni sulla vita del Pelizza con minacce alla sua famiglia.

Dove sta la verità? E’ indubbio che un’energia a costo zero farebbe crollare tutto il sistema economico mondiale. E’ indubbio che se una balla di polistirolo si trasformasse in oro le riserve auree di Fort Knox perderebbero ogni valore e l’oro diverrebbe solo un bellissimo ornamento.

E se davvero si potesse ringiovanire sarebbe del tutto vera la “pietra filosofale” che doveva far acquisire:

  1. l’onniscienza cioè conoscenza del passato e del futuro, del bene e del male;
  2. trasformare in oro i metalli vili;
  3. fornire un elisir di lunga vita per raggiungere l’immortalità.

Forte dei Marmi. Andrea Bocelli canta e suona l'Ave Maria di Schubert per Rolando Pelizza e Antonio Taini.Eppure, su questi tre temi gli uomini hanno continuato a spendersi e a sognare.

Ma segnalo anche cose concrete che ci hanno toccato tutti come il passaggio dalla lira all’euro che fu vissuto come una tragedia da molte persone ed un paio di pagine del libro sono dedicate a questo argomento.

Desidero concludere con un paio d’immagini che riguardano Majorana in convento con un’aria  rilassata e serena.

Concludo ancora con una piccola riflessione: dobbiamo essere grati a chi con tanta intelligenza ha aggiunto qualcosa al nostro sapere, alla nostra vita senza precluderci confini perché la ricerca dell’uomo continua a procedere. E mi ha colpito una frase di Majorana rivolta alla madre che vivendo in una famiglia per quell’epoca benestante amava viaggiare e decantava Parigi. Il figlio le disse: “E basta con questa Parigi”.

Ricordo i tanti eremiti che scelsero una vita di ritiro e contemplazione per sfuggire alle troppe vanità del mondo.

In Pelizza, morto tra il 22/23 gennaio 2022 anche per la trascuratezza che aveva per la sua salute, hanno creduto in molti e alcuni imprenditori l’hanno finanziato. Mi piace inserire ancora questa foto in cui a Forte dei Marmi Andrea Bocelli canta per lui che è insieme all’amico Antonio Taini l’Ave Maria di Schubert, tanto amata dal cardinal Giuseppe Siri, così appassionato di musica da dire una volta che l’intervistai: “Per fortuna che non ho seguito quella strada se no, non avrei fatto altro”.

LINK ORIGINALE AL SITO DI MARIA LUISA BRESSANI

 

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