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Incontro ravvicinato

Giovedì 7 dicembre 1978 Pier Fortunato Zanfretta si
imbatte in un essere alto tre metri, con grandi occhi gialli
triangolari. È solo il primo dei suoi "incontri ravvicinati"

di Rino Di Stefano

(Mistero Magazine, n°2, Pubblicato Giovedì 7 Marzo 2013)

Copertina del secondo numero della rivista "Mistero" uscito il 7 Marzo 2013Era una notte fredda e buia quella tra mercoledì 6 e giovedì 7 dicembre 1978. A Marzano, una piccola frazione di Torriglia, paese dell’Appennino ligure abitato da poco più di 2000 anime a circa 800 metri sul livello del mare, la neve copriva i tetti delle case e le ripide scarpate delle colline. Mentre la gente del posto se ne stava rintanata al caldo del proprio focolare, solo un uomo percorreva in auto l’angusto sentiero che corre lungo le case, spesso tanto stretto da permettere appena il passaggio di un veicolo di media cilindrata. Il metronotte Piero Fortunato Zanfretta, 26 anni, dipendente dell’Istituto di vigilanza privata Val Bisagno di Genova, aveva scelto lo scomodo orario notturno per guadagnare di più. Sposato e padre di due figli, in quel modo riusciva a mettere insieme uno stipendio che gli permetteva di far fronte a tutte le spese della famiglia. Fino a quel giorno, nessuno aveva mai sentito parlare di lui. E mai più si aspettava che la decisione di fare un salto a Marzano, per controllare una villa, avrebbe cambiato la sua vita per sempre. Infatti, non era previsto che da Torriglia deviasse verso Marzano. Lo aveva fatto per scrupolo, per completare il suo controllo del territorio. E adesso si stava recando alla villa “Casa Nostra” del medico dentista genovese Ettore Righi. Lasciate le ultime case alle spalle, Zanfretta era ormai a poche decine di metri dalla casa quando vide alcune luci aggirarsi nel giardino. L’unica cosa che gli venne in mente fu che qualcuno stava cercando di entrare nella villa per rubare. Allora, dopo aver chiamato l’operatore del centro radio e averlo avvisato che si apprestava a fermare dei ladri, fermò la Fiat 126 a una certa distanza dalla villa, e si avvicinò lentamente al giardino. Nella mano destra aveva la pistola d’ordinanza, nella sinistra la torcia spenta. Il cancello era aperto. Entrò appiattendosi di spalle contro il muro, pronto a girare l’angolo e intimare l’alt ai ladri. Giunto però al limite del muro, qualcuno o qualcosa lo spinse con forza, facendogli perdere l’equilibrio. Zanfretta cadde in avanti, perdendo la pistola e la torcia. Sul prato gelato, confuso e stordito per quella spinta inaspettata, riuscì però a recuperare entrambi gli oggetti e, accendendo la torcia elettrica, la puntò subito nella direzione in cui si aspettava di vedere il ladro, pronto a far fuoco se fosse stato il La prima pagina di questo articolo pubblicato sulla rivista "Mistero"caso. Invece, secondo il racconto che poi fece, si trovò davanti un essere altissimo, non meno di tre metri, con due grandi occhi triangolari gialli, fermo davanti a lui. L’alieno (questa fu la sua prima conclusione) indossava una specie di tuta ondulata, di colore grigio, e al posto della bocca aveva una specie di ghiera metallica dalla quale filtravano raggi di luce. Il racconto cosciente di Zanfretta continuava soltanto con la visione di un’enorme oggetto luminoso, di forma triangolare, che si alzava lentamente da dietro la casa, per poi sparire a velocità vertiginosa negli spazi infiniti della notte di Marzano.
E con questa visione, accompagnata dal terrore del metronotte che non voleva più tornare nei pressi di quella villa, che inizia uno dei più controversi casi di abduction da parte di presunti alieni dell’ufologia mondiale. Negli ultimi trent’anni il nome di Zanfretta ha fatto il giro del pianeta e quanto gli è accaduto è stato preso come esempio di come la vita di una persona possa essere distrutta se, per pura disgrazia, si ritrovasse nelle stesse circostanze in cui lui è finito. Non è mia intenzione ricostruire passo passo tutto quanto è accaduto a Zanfretta nei due anni che hanno seguito quel primo misterioso “incontro” a Marzano. La storia è nota e chiunque, se vuole, può documentarsi in rete o leggendo il mio libro sul caso Zanfretta. E, comunque, non è possibile sintetizzare tutti gli avvenimenti in un solo articolo. E’ possibile, invece, soffermarsi su alcuni dettagli di questa storia che possono servire a fornire un’idea più chiara di che cosa sia stato in realtà il caso Zanfretta e perché sia così importante per fornire un tentativo di spiegazione a quanto è realmente accaduto. Perché, non dimentichiamolo mai, stiamo parlando di fatti realmente avvenuti e ai quali hanno partecipato, spesso nella scomoda veste di testimoni oculari, decine e decine di persone. Vediamo, dunque, di affrontare alcuni di questi aspetti.
Prima di tutto, è bene tornare a quel primo “incontro ravvicinato” di Marzano per chiarire alcune cose. Se ci si fosse limitati al racconto fatto da Zanfretta, non saremmo qui a parlarne. Quegli stessi eventi hanno avuto un ben diverso impatto sulla pubblica opinione soltanto perché Zanfretta accettò la mia richiesta di essere sottoposto ad ipnosi regressiva da parte del medico ipnotista-psicoterapeuta Mauro Moretti di Genova. Chi mai poteva immaginare che ilZanfretta sorpreso dagli alieni metronotte, sdraiato sul lettino del medico, avrebbe raccontato di essere stato catturato e condotto, contro la sua volontà, all’interno di un disco volante e qui sottoposto a tutta una serie di controlli clinici? Il risultato di quella seduta non era preventivabile e nessuno se lo aspettava. Personalmente, volevo soltanto sapere i dettagli di quel suo strano incontro. E altrettanta curiosità c’era nella direzione dell’istituto Val Bisagno. Nessuno immaginava di essere di fronte ad un rapimento da parte di presunti esseri alieni. La cosa, dunque si sarebbe conclusa qui, se venti giorni dopo il metronotte non fosse stato rapito per la seconda volta. Anche qui non sto a scendere nei particolari, ma la paura che provarono i soccorritori quando le loro auto si spensero completamente lungo la strada che da Rossi porta alla Scoffera, è qualcosa che va ben oltre l’esperienza dello stesso Zanfretta. Gianfranco Tutti, l’allora direttore dell’Istituto Val Bisagno, non nasconde ancora oggi la paura provata quando motore e luci improvvisamente si spensero. E senza l’elettricità a bordo, non funziona neppure il servofreno. Un particolare non da poco se ci si trova in discesa, lungo una strada di montagna accidentata e tortuosa, assolutamente priva di illuminazione, nella rigida e buia notte tra mercoledì 27 e giovedì 28 dicembre 1978.
Un dettaglio di primaria importanza è quello che riguarda il ruolo avuto dai Carabinieri. Già dopo il primo “incontro”, il brigadiere Antonio Nucchi, comandante la stazione di Torriglia, iniziò la sua inchiesta giudiziaria sull’accaduto, anche perché aveva ricevuto la denuncia presentata dall’Istituto Val Bisagno. Nel corso di quell’inchiesta, Nucchi trovò 52 persone che affermarono di aver visto un grosso disco volante luminoso volteggiare in quelle ore nel cielo di Torriglia. Nel rapporto che inviò per competenza alla Pretura Unificata di Genova, citò, per esempio, il guardiacaccia Barbaceto e il brigadiere della Guardia di Finanza, Esposito. Ma, passando gli anni, si venne a sapere che i testimoni erano stati ancora più numerosi. Persino l’allora sindaco di Torriglia, Pietro Cevasco, ammise di avere visto un Ufo. E molti altri confessarono di avere avuto la stessa esperienza e di non avere detto nulla per non essere derisi dai propri concittadini. Persino lo stesso Nucchi, nel corso della sua inchiesta, fu involontario testimone, insieme alla moglie e ad una coppia di comuni amici, delle evoluzioni di un enorme disco volante luminoso a bassa quota, a pochi metri dalle cime degli alberi.
LA CASA. Zanfretta fu ritrovato dai suoi colleghi Walter Lauria e Raimondo Mascia in stato di choc all'1.15 del mattino del 7 dicembre 1978, presso la villa "Casa Nostra" in frazione Marzano di Torriglia.Un altro aspetto che merita attenzione è quello dell’inoculazione del Pentotal cui Zanfretta volle farsi sottoporre dal professor Marco Marchesan a Milano. Il pentotal, altrimenti conosciuto come “siero della verità”, in pratica permette di superare eventuali blocchi psicologici costringendo il soggetto che vi si sottopone a dire sempre il vero. Zanfretta, pur con il pentotal nelle vene, continuò a dire sempre le stesse cose che ripeteva nelle ipnosi regressive.
Inspiegabili sono poi alcune coincidenze che avvennero in quei due anni, dal 1978 al 1980. La più curiosa, a mio modo di vedere, è quella che venne fuori nella seduta di lunedì 3 dicembre 1979. Sdraiato sul lettino di Moretti, e rievocando quello che gli era accaduto nell’ultimo “incontro”, ad un certo punto Zanfretta disse che i presunti alieni venivano dalla Spagna, dove avevano spaventato della gente. L’indomani mattina i giornali italiani intono alle 10 ricevettero da Guadalayara, Spagna, una notizia Ansa nella quale si diceva che il pomeriggio precedente un dentista spagnolo, che si trovava in auto con la sua famiglia, aveva perso il controllo del veicolo per essersi spaventato a causa di un disco volante che gli volava a pochi metri dal tetto della sua auto. La macchina era finita in una scarpata e gli occupantiIl luogo dell'"atterraggio" dove sono state trovate due impronte a forma di ferro di cavallo, con un diametro di circa tre metri. avevano riportato lievi ferite. E’ una coincidenza, oppure Zanfretta era riuscito a sapere la notizia prima ancora che fosse stata pubblicata? Il dubbio resta.
Altro episodio sconcertante è quello che avvenne  nei pressi di Marzano, a circa due chilometri dal posto del primo “incontro”. Era la notte tra il 2 e il 3 dicembre 1979. Zanfretta era nuovamente scomparso e in suo soccorso erano partite due auto, ognuna con due metronotte a bordo. Nella prima macchina c’era Giovanni Cassiba, il comandante delle guardie giurate dell’Istituto Val Bisagno. Dal momento che un metronotte, Andrea Pesce, aveva appena comunicato di aver visto un grosso disco volante luminoso nel cielo di Torriglia, le auto convogliarono subito in quella direzione. Cassiba volle perlustrare la zona alle spalle di Marzano, cioè i sentieri che si inerpicano lungo l’Appenino, collegando le case coloniche sparse sulle colline. Fu dunque a circa un paio di chilometri da Marzano che, improvvisamente, da una nuvola ferma in cielo sulla vallata, si accesero due fari che puntarono sulle auto dei metronotte. I motori si spensero all’istante, così come l’intero impianto elettrico dei veicoli. Le guardie giurate scesero subito, allibiti da quello che stavano vedendo: erano illuminati dall’alto, da due fasci di luce che uscivano da una nuvola, e non potevano far altro che guardare. L’unico che reagì fu Cassiba. Estratta l’arma di ordinanza, cominciò a sparare contro quei fari misteriosi. Poi, terminato il caricatore, prese la IL SIERO DELLA VERITA'. Zanfretta parla con il professor Marco Marchesan, a Milano, dopo essersi fatto inoculare il Pentotal: si tratta di un farmaco che permetterebbe di superare blocchi psicologici.pistola di uno dei colleghi, e continuò a sparare. Solo a quel punto, i fari finalmente si spensero e la nuvola, lentamente, cominciò ad allontanarsi verso sud, sempre in assoluto silenzio. Le due auto, invece, tornarono in funzione: sia il motore che le luci ripresero normalmente. Come poter spiegare questo episodio? I testimoni furono quattro, uno di loro si terrorizzò al punto di farsela addirittura addosso. Erano tutti bugiardi? Avevano sognato ad occhi aperti? Nessuno volle mai cercare di spiegare razionalmente che cosa realmente accadde quella notte sui monti dell’Appennino.
Un’altra questione piuttosto controversa riguarda la lingua misteriosa che Zanfretta cominciò a parlare nelle ultime ipnosi. Avveniva all’improvviso, quando il dottor Moretti meno se l’aspettava. Zanfretta, alterando pesantemente la sua voce, con tono imperioso cominciava a parlare una lingua incomprensibile, per poi tradurre in italiano che era perfettamente inutile cercare di sapere di più interrogando lo stesso Zanfretta. In altre parole, era come se qualcuno parlasse di Zanfretta attraverso di lui. Cioè come se una terza persona usasse il corpo di Zanfretta per comunicare con il medico ipnotizzatore. Se vogliamo chiamarla un po’ alla buona, diciamo che sembrava una vera e propria “possessione”. Per saperne di più, ho registrato parte di quella lingua sconosciuta e l’ho sottoposta all’esame del professor Rapallo dell’Istituto di Glottologia dell’Università di Genova. IlUna foto scattata da Zanfretta che dimostra dove si troverebbe il portale. La foto - autentica e non ritoccata - mostra quello che si direbbe un misterioso fascio di energia. docente, dopo averla esaminata, mi disse che alcune cose potevano far  pensare ad una lingua articolata, ma non ne era sicuro.
Dall’insieme di queste cose, e mi sono limitato soltanto ad alcuni esempi, credo si possa evincere che il caso Zanfretta sia stato realmente una delle vicende più misteriose mai accadute in Italia e, forse, nel mondo. Ovviamente, con il passare degli anni, i particolari sfumano. Molti dei protagonisti di quei due anni di Ufo e metronotte non ci sono più. E, spesso, i fatti realmente accaduti vengono annacquati da fantasie e miti che permettono di parlare di una leggenda Zanfretta. Nonostante tutto, però, spero che la mia inchiesta giornalistica sul caso Zanfretta prima o poi possa trovare delle risposte intelligenti. Al momento, l’unica realtà che abbiamo è quella di un uomo che ha avuto la vita rovinata, ha perso famiglia, amici e lavoro soltanto perché una maledetta sera decise, per eccesso di scrupolo, di completare il suo lavoro controllando una villa isolata in quel di Marzano, nei pressi di Torriglia.

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Il servizio di Mistero del 3 Maggio 2012 girato nell'area di Torriglia
(replicato anche il 27 Giugno 2012 durante la puntata speciale Il Meglio Di)

La puntata intera di Mistero del 3 Maggio 2012
Il primo argomento trattato è il caso Zanfretta, con il video girato nell'area di Torriglia e gli interventi in studio.

 

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