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Un film sulla vita sconosciuta
dell’ultimo eroe sopravvissuto

Un giornalista americano racconta la storia del ragazzo italiano
che si finse collaboratore dei nazisti e salvò centinaia di ebrei

di Rino Di Stefano

(RinoDiStefano.com, Pubblicato Domenica 3 Maggio 2020)

Copertina del libro "L'Ultimo Eroe Sopravvissuto" di Mark T. SullivanSecondo un vecchio adagio popolare, l’Italia sarebbe un paese di santi, poeti e navigatori. Gli eroi, per quanto nella storia italiana non manchino davvero (e il Covid-19 lo dimostra), non sono compresi nel pacchetto. E la ragione è comprensibile: nell'immaginario collettivo l’eroe è colui che alza la testa, si ribella e dà l’esempio agli altri. Spesso si sacrifica pure, in nome di un ideale o di valori universalmente riconosciuti. Troppo complicato: per un popolo che da millenni si arrangia per vivere e che sovente vede nella propria convenienza la massima aspirazione possibile, l’eroe è qualcuno che disturba, un essere che richiama l’intima coscienza personale di ognuno e che, in determinate circostanze, pone gli altri (tutti coloro che gli sono intorno) di fronte a precise responsabilità morali e comportamentali. No, l’italiano medio rifiuta tanto gli eroi quanto l’eroismo. E quando, suo malgrado, scopre di avere a che fare con qualcuno che a buon diritto potrebbe essere definito un eroe, prova un senso di imbarazzo. Nei limiti del possibile, cerca di ignorarlo. Se, invece, è costretto a prenderne atto, allora nasconde la propria ritrosia e, finalmente, si accoda nel festeggiare l’eroe di turno.
E’ anche grazie a questo avvilente modo di pensare che la storia di Pino Lella, un ragazzo che durante la Seconda Guerra Mondiale salvò centinaia di ebrei e diede una mano fondamentale alla Resistenza lombarda per combattere l’invasore tedesco, è stata conosciuta solo di recente. Ma a raccontarcela non è stato qualcuno che ha trovato documenti rivelatori in un archivio italiano, bensì un giornalista americano, Mark T. Sullivan, che nel 2017 ha pubblicato negli Stati Uniti il libro “Beneath a Scarlet Sky” (Sotto un cielo scarlatto) nel quale ha raccontato, romanzandola solo in minima parte, la vita di Pino Lella. Un anno dopo, con l’eccellente traduzione dall’inglese di Francesca Tilli e Antonio David Alberto, usciva l’edizione italiana con il titolo “L’ultimo eroe sopravvissuto – La vera storia del ragazzo italiano che si finse nazista e salvò centinaia di ebrei” per la Newton Compton Editori.
Ma chi è Pino Lella e che cosa ha fatto di tanto eclatante da meritare un libro solo sulle sue Da sinistra: il giornalista Mark T. Sullivan e Pino Lellagesta? Nato nel 1926, casualmente su una nave passeggeri che in quel momento transitava all’altezza di Bari, ma milanese fino al midollo per educazione e temperamento, Giuseppe Lella, detto Pino, era figlio dei proprietari di una pelletteria a due passi dal Duomo di Milano. La sua era una vita agiata e spensierata, fino a quando il regime fascista non si avventurò nell’immane disastro della guerra. A quel tempo Pino aveva 17 anni e già una buona esperienza alpinistica. La famiglia, infatti, per tenerlo lontano dalle conseguenze belliche, lo trasferì in Valchiavenna dove era ospite della Casa Alpina di Motta, a Campodolcino. Quella struttura era stata realizzata negli Anni Venti da un coraggioso sacerdote, Don Luigi Re, che durante la guerra l’aveva trasformata in un rifugio sicuro per ogni genere di esuli, soprattutto ebrei. Pino Lella faceva da guida a tutti questi disperati, che cercavano con ogni mezzo di lasciare l’Italia per sfuggire ai tedeschi, comandati dal colonnello Walter Rauff. L’ambita destinazione era la vicina Svizzera, dove finalmente sarebbero stati liberi e al sicuro. Il pensiero che qualche ebreo potesse sfuggire alla cattura, era una vera e propria ossessione per Rauff. E infatti di tanto in tanto si presentava a sorpresa con i suoi soldati alla Casa Alpina, sperando di mettere le mani su qualche ebreo. Ma non ci riuscì mai. Pino Lella, anche nelle condizioni climatiche più proibitive, riusciva sempre a condurre i suoi protetti sulla montagna, conducendoli sani e salvi nella vicina Svizzera.
Don Luigi ReQualche volta questi salvataggi erano quanto mai avventurosi. Nel libro Pino Lella racconta a Sullivan di quando accompagnò oltre confine un gruppo nel quale si trovava Elena Napolitano, una violinista incinta di qualche mese. La donna, affranta e scoraggiata dalla violentissima bufera di neve che stavano attraversando, pensava quasi di farla finita. Ma Pino la sostenne, l’aiutò a superare i punti più pericolosi del percorso e alla fine portò l’intero gruppo in Svizzera. Stanca e sfinita, ma felice di essere viva e in un territorio amico, la Napolitano tirò fuori dalla sua custodia lo Stradivari che si era portata  dietro e, mentre l’amico Pino tornava sui suoi passi per rientrare alla Casa Alpina, si mise a suonare in suo onore per ringraziarlo di avere salvato la sua vita e quella dei suoi amici. Quelle note che riecheggiavano nella valle, acute e malinconiche, accompagnarono Pino Lella, commosso e soddisfatto, fino a quando non superò il passo e tornò in Italia.
Ma la vita di Pino Lella era destinata ad andare ben oltre le difficoltà della montagna. Richiamato a casa dai genitori, dovette affrontare una dura scelta. Era il 1944 e lui, ormai maggiorenne e oltre un metro e novanta d’altezza, doveva essere chiamato per il servizio di leva obbligatoria. Il destino delle reclute era segnato: trasferimento in Russia per andare a rimpolpare i reggimenti italiani, falcidiati dal ghiaccio, dalla mancanza di armamenti e dall’assenza di mezzi e di provviste. Voleva dire una cosa sola: morte sicura. Fu a quel punto che la madre costrinse Pino ad arruolarsi nell’Organizzazione Todt, cioè l’impresa di logistica e costruzioni della Wehrmacht. Voleva dire indossare l’uniforme tedesca, portare la svastica al braccio, ma restare a casa. Il problema era che Pino non era affatto nazista. Anzi, come buona parte della gioventù del suo tempo, detestava gli occupanti tedeschi. Per cui non  sapeva quanto avrebbe resistito in quelle condizioni. Tra l’altro divenne l’autista personale del generale Hans Leyers, supremo comandante (rispondeva solo a Hitler in persona) del RuK, cioè del Rustung und Kriegsproduktion, il Dipartimento dell’armamento e della produzione bellica, che sotto la Repubblica Sociale di Salò gestiva anche la produzione industriale italiana. Il malcontento di Il generale tedesco Hans LeyersPino arrivò alle orecchie dei capi della Resistenza che lo reclutarono, con il nome di Osservatore, per controllare l’attività dei tedeschi in Lombardia. E ogni settimana Pino faceva rapporto ai suoi amici partigiani.
Successivamente, quando arrivarono gli americani, Pino divenne un collaboratore del maggiore Frank Knebel, con il quale stabilì un’amicizia che sarebbe durata negli anni. Fu grazie anche a questa sua preziosa collaborazione che a fine conflitto Pino contribuì all’arresto del generale Leyers. E solo allora, in modo del tutto riservato, venne a sapere che proprio Leyers aveva collaborato con gli americani per porre fine ai combattimenti dell’ultimo periodo bellico. Leyers, nato nel 1896, pluridecorato eroe di guerra, morirà nel 1981 nella Westphalia, in Germania.
In seguito al caos che si determinò a fine guerra, quando venivano passati per le armi tutti coloro che erano considerati collaborazionisti (la sua fidanzata subì quella sorte, pur essendo del tutto innocente), Pino lasciò l’Italia  e si trasferì negli Stati Uniti. Prima si stabilì a Los Angeles dove si sposò con una americana, ebbe tre figli e fissò la sua residenza nella prestigiosa Beverly Hills. Poi il divorzio, un secondo matrimonio e altri due figli. Come attività, vendeva auto di lusso e tra le sue conoscenze c’erano personaggi come l’attore Gary Cooper e Ernest Hemingway.
Oggi Pino Lella ha 94 anni, è sempre lucidissimo, attivo e di passo svelto. Vive nel paese di Lesa, in provincia di Novara, sulla sponda piemontese del Lago Maggiore. La sua casa è un ex albergo ristrutturato dalla seconda moglie Yvonne, molto più giovane di lui. Anche se divorziati da trent’anni, vivono vicini e sono sempre ottimi amici. A breve la storia di Pino Lella sarà sugli schermi in quanto Amy Pascal, fondatrice della Pascal Pictures (produttrice di film come Spider Man), ha acquistato i diritti cinematografici e ne farà un film. A recitare la parte di Pino sarà infatti proprio Tom Holland, lo Spider Man del grande schermo. Un modo che avranno gli americani per raccontare al mondo il valore di un eroe italiano sconosciuto e dimenticato.  

“L’ultimo eroe sopravvissuto – La vera storia del ragazzo italiano che si finse nazista e salvò centinaia di ebrei” di Mark T. Sullivan, Newton Compton Editori, 432 pagine, ISBN 9788822712424, €9,90.

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