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La Bestia criminale
che divora l’Italia

Mafia e poteri massonici del Nuovo Ordine Mondiale
nel libro inchiesta dell’ex giudice Carlo Palermo

di Rino Di Stefano

(RinoDiStefano.com, Pubblicato Venerdì 26 Marzo 2021)

Copertina de "LA BESTIA" di Carlo PalermoMartedì 2 aprile 1985 è una giornata luminosa a Pizzolungo, piccolo centro marinaro nei pressi di Trapani, estremità della Sicilia occidentale. Il giudice Carlo Palermo, sostituto procuratore del Tribunale di Trapani, costretto a muoversi sotto scorta per le ripetute minacce di morte, quel mattino sta aspettando i poliziotti che lo porteranno fino agli uffici giudiziari della città siciliana. Palermo risiede in un alloggio a Bonagia, un ex villaggio di pescatori diventato zona turistica. Arrivano due auto. Nella prima, una Fiat Argenta blindata, ci sono gli agenti Rosario Maggio al posto di guida e, accanto a lui, Raffaele Di Mercurio. Nell’altra, una Fiat Ritmo, ci sono i colleghi Antonio Ruggirello, alla guida, e Salvatore La Porta. Il giudice Palermo prende posto nel sedile posteriore della prima auto. Rosario Maggio, ex agente di custodia, guida velocemente per abbreviare il percorso verso il centro di Trapani. La strada, però, è piuttosto stretta e tortuosa, per cui più di tanto non si può correre. Ad un certo punto le due auto della Polizia si trovano sul loro percorso una Volkswagen Scirocco che va a bassa andatura. Alla guida c’è Barbara Rizzo, trent’anni, che sta portando a scuola i suoi gemellini Salvatore e Giuseppe, di sei anni. La donna è la moglie dell’imprenditore trapanese Nunzio Asta, titolare di una vetreria. L’agente Maggio, considerando la lentezza della Scirocco, decide di sorpassarla, subito seguito dalla Ritmo alle sue spalle. In quel momento la Scirocco sta costeggiando un’altra auto parcheggiata alla sua destra, lungo la strada. Ed è proprio mentre la Fiat Argenta sta sorpassando la Scirocco che una terribile esplosione investe l’intero gruppo di auto. La macchina parcheggiata, imbottita di esplosivo, deflagra in una grande fiammata che investe prima di tutto la Scirocco che, involontariamente, fa da scudo all’Argenta blindata. Ne resteranno solo minuscoli frammenti. Il corpo di Barbara Rizzo, squarciato, viene catapultato su un terrapieno poco distante. Quelli dei suoi piccoli ancora più lontano. Sul muro di una palazzina che si trova a circa duecento metri dal luogo dell’esplosione, una grossa macchia rossa è ciò che resta di uno dei L'ex guidice Carlo Palermo (Fonte: Wikipedia - Niccolò Caranti)due gemelli. Gli agenti Maggio e Di Mercurio restano feriti. Ruggirello e La Porta, che erano sulla Ritmo, vengono gravemente feriti: il primo viene colpito ad un occhio, il secondo alla testa e in varie parti del corpo. Il giudice Palermo, scaraventato fuori dall’auto, è indenne. Traumatizzato, stordito e con diverse escoriazioni, ma vivo e vegeto.
Ed è proprio ricordando quell’indelebile episodio che ha marchiato a fuoco la sua vita e la sua stessa esistenza futura, che Carlo Palermo ha deciso di scrivere e pubblicare un libro nel quale ha riassunto l’esito delle sue indagini sulla criminalità e sulla mafia siciliana in particolare. Non è il primo. In passato Palermo ha dato alle stampe altri volumi, tutti molto interessanti e pieni di dati. Ma in questo, che ha chiamato “La Bestia”, pubblicato per la prima volta nel 2018, ha voluto concentrare tutta la sua attività di ex magistrato e di investigatore per cercare di fare il punto su un fenomeno  che lo ha coinvolto in prima persona, condizionandone in modo pesante e significativo sia la sua carriera che la dimensione privata.
L’ho letto due volte questo libro. La prima mi ha fatto arrivare in fondo alla 449esima pagina tutto d’un fiato. Il ritmo è incalzante e pieno di episodi, fatti e notizie che lasciano il segno. La seconda per cercare di approfondire i vari argomenti e, soprattutto, per mettere a fuoco i tanti personaggi che saltano fuori dalle pagine con veemenza e concretezza. Se dovessi definire questo libro, direi che è un saggio di consultazione dove, con tanto di nomi e cognomi, si ritrovano in egual misura sia protagonisti della vita politica italiana, sia criminali di alto e altissimo profilo giudiziario.
Carlo Palermo inizia i suoi ricordi da un giorno di primavera del 1975 quando, fresco di laurea, arriva a Trento in compagnia del padre, anch’egli magistrato. In un primo tempo aveva iniziato a lavorare come funzionario direttivo della Banca d’Italia a Vicenza. Ma la passione per la magistratura,che suo padre gli aveva trasmesso, lo aveva portato ad affrontare, e superare, l’esame per diventare magistrato. E sarà proprio a Trento che il 15 novembre 1984 il giudice Palermo Articolo de "L'Unità" sulla strage di Pizzolungodepositerà la sentenza-ordinanza di 5.989 pagine riguardante il traffico internazionale di armi e droga tra l’Italia e alcuni paesi dell’Est europeo e del Medio Oriente. Nessuno, prima di lui, aveva mai messo a fuoco con tanta perizia gli affari sporchi che il mondo imprenditoriale e quello politico intrattenevano con alcuni Stati del mondo comunista e con quelli arabi in particolare. Quel processo farà parlare il mondo, svelerà intrecci del tutto sconosciuti tra nomi di primissima grandezza e criminali internazionali, metterà in piazza legami oscuri e misteriosi tra massonerie occulte e mafie di cui fino ad allora si sapeva poco o nulla. E tutto aveva come fulcro una cittadina che, per le sue apparenti caratteristiche, non avrebbe suscitato particolari interessi di livello nazionale: appunto Trapani. Infatti, con poco più di 68 mila abitanti in circa 271 chilometri quadrati, forse l’aspetto più curioso di questa città siciliana sono la quarantina di banche che vi mantengono sedi e succursali. A fronte di un’economia industriale piuttosto contenuta (estrazione del sale, cantieristica, pesca, settore vinicolo) e un terziario di media portata, pare che l’attività finanziaria sia piuttosto fiorente. Ebbene proprio in questo centro, il cui abitato si trova ad Barbara Rizzo con i suoi due gemelli Salvatore e Giuseppe. Accanto i resti della macchinaappena tre metri sul livello del mare, il giudice Palermo scoprirà tutta una serie di aspetti e di contatti che poi ne determineranno la condanna a morte. Solo che, invece di uccidere lui, gli allora ignoti attentatori tolsero la vita ad una mamma e ai suoi due bambini.
Tutto nasce nel 1979 quando, grazie alla soffiata di un cittadino turco, Asim Akkaia, si viene a scoprire che la città di Trento era il punto di congiunzione tra la mafia turca e quella siciliana. Infatti, nel 1980 tra Trento, Bolzano e Verona vennero scoperti i più grossi quantitativi di morfina base e di eroina mai rinvenuti: duecento chili. Nell’inverno del 1982 il giudice Palermo iniziò a fare la spola tra Trento, dove era di base, e la Sicilia. E fu allora che conobbe il sostituto procuratore di Trapani Giangiacomo Ciaccio Montalto, il capo dell’Ufficio istruzione di Palermo Rocco Chinnici, Giovanni Falcone e altri. Tutti magistrati che, uno per uno, vennero poi uccisi dalla mafia. Un anno più tardi, nel 1983, durante la sua inchiesta il giudice Palermo si imbatte in una serie di personaggi a vario titolo legati ai servizi segreti. Tra questi c’erano Glauco Partel, legato fin dagli anni Settanta alla CIA e alla NSA, e il colonnello Massimo Pugliese, ufficiale del SIFAR (Servizio Informazioni Forze Armate) e poi del SID (Servizio Informazioni Difesa), che poi verrà coinvolto nel caso Pelizza nel 1976. A questi uomini risulteranno essere legate personalità come il generale del Il monumento che il Comune di Pizzolungo ha dedicato a Barbara Rizzo e ai suoi gemelliSISMI Giuseppe Santovito, il colonnello Stefano Giovannone (capocentro a Beirut), il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Armando Corona, Vittorio Emanuele di Savoia, e l’attore Rossano Brazzi, considerato vicino a Ronald Reagan, insediatosi alla Casa Bianca il 20 gennaio 1981. Insomma, l’inchiesta si stata facendo esplosiva anche perché coinvolgerà Yemen, Polonia, Libano, Siria, Irak, Iran, Somalia, Corea del Sud e Libia. Tra l’altro, come scrive Palermo, “Non si potevano dimenticare le connessioni tra i nostri servizi segreti, quelli americani e di altri Paesi, soprattutto orientali, che coniugavano armamenti e droga in traffici che li vedevano collegati”.
E cominciarono gli attentati. Il 25 gennaio 1983 i killer della mafia uccisero Ciaccio Montalto in Valderice, a Trapani. Il 29 luglio successivo, un’autobomba eliminò Chinnici a Palermo. Falcone e Borsellino verranno eliminati nel 1992.
A quel punto le indagini cominciarono a riguardare anche i politici. Nel giugno del 1983 una soffiata anonima fece sequestrare documenti che chiamavano in causa Bettino Craxi, segretario del PSI, che il 4 agosto dello stesso anno sarebbe diventato Presidente del Consiglio. Un anno dopo, nel luglio 1984, il giudice Palermo denunciò Craxi alla Commissione inquirente per il reato di finanziamento illecito al PSI, nonché per vicende legate ai traffici d’armi. “Nelle mie carte -scrive Palermo – comparivano personaggi noti come Lello Lagorio, Gianni De Michelis, Paolo Pillitteri, e altri ancora meno conosciuti tra cui Ferdinando Mach di Palmstein, Silvano Larini, Augusto Rezzonico”.
Ma il giudice Palermo era arrivato troppo in alto per sperare di poter avere ancora libertà di movimento. Il 20 novembre del 1984, accogliendo un’istanza presentata in segreto da imputati, avvocati e dallo stesso Procuratore generale della Corte d’Appello di Trento Un fermo immagine del servizio Rai sulla strage di PizzolungoAdalberto Capriotti, le sezioni unite della Cassazione disposero il trasferimento a Venezia delle trecentomila pagine messe insieme in quattro anni di lavoro. Secondo la Suprema Corte, né il giudice Palermo né gli altri magistrati trentini potevano essere considerati “attendibili” e “imparziali”. E fu così che il giudice Palermo il 3 dicembre 1984 firmò la domanda di trasferimento a Trapani, dove prese servizio il 15 febbraio 1985. Ma se a Trento le indagini non erano state semplici, molto peggio si rivelò il soggiorno trapanese. Infatti, 46 giorni dopo avvenne l’attentato di Pizzolungo, firmato dalla mafia locale. La pista, comunque, era quella giusta. Nel maggio del 1985 ad Alcamo, nei pressi di Trapani, venne scoperta la raffineria di morfina più grande d’Europa. Ma essere scampato ad un’autobomba, non significava davvero aver eliminato il pericolo. Ci avrebbero riprovato e Palermo lo sapeva. Per cui dopo l’estate del 1985, stanco delle minacce di morte che ormai venivano estese anche alle sue due figlie, il giudice lasciò la Sicilia e la magistratura attiva. Andò a lavorare presso il Ministero di Grazia e Giustizia, a Roma, ma, nonostante tutto “le minacce proseguirono e le intimidazioni crebbero”. Una scoperta decisiva avvenne nel 1986 quando a Trapani la polizia entrò in quello che sembrava un innocuo circolo culturale, il Centro Studi Scontrino, scoprendo che celava logge massoniche Giangiacomo Ciaccio Montalto (Fonte: Wikipedia)coperte frequentate da neo templari, politici e anche mafiosi sospettati della partecipazione all’attentato di Pizzolungo. Nello stesso locale, scrive Palermo, “operava anche un’altra organizzazione, l’Associazione musulmani d’Italia, il cui presidente compariva in alcuni atti come ‘sostituto’ in Sicilia del colonnello libico Gheddafi”.
Alla fine, stanco e malato per le conseguenze subite nell’attentato di Pizzolungo (soffriva di cuore e aveva perso quasi del tutto l’udito dall’orecchio destro), nel 1990 Carlo Palermo lasciò la magistratura passando alla professione forense. 
Ma che ne era della documentazione relativa al processo di Trento? Nel 1996 l’ormai avvocato Palermo scoprì che nell’archivio del Tribunale di Venezia, dove gli atti della sua inchiesta erano stati trasferiti d’autorità, i documenti erano quasi tutti spariti, distrutti, cancellati. Presentò una denuncia, ma non ebbe mai seguito.
Il libro, però, non si conclude qui. Anzi, si può dire che siamo solo alle prime battute. Perché le indagini di Carlo Palermo proseguono in privato ed ecco che, pagina dopo pagina, ci addentriamo nella storia sconosciuta del nostro Paese dove politica, servizi segreti, massoneria deviata e criminalità organizzata disegnano un quadro che noi, uomini della strada, ignoriamo completamente. Lo stesso Carlo Palermo lo ammette quando scrive: “Tutta la mia storia mi sembra attraversata da un medesimo filo conduttore, ancora non individuato, perché diretto da volontà superiori ed esterne, da direzioni occulte, che utilizzano come manovalanza le nostre forze più efficaci e anche più nascoste, accomunate da una caratteristica operativa, l’omertà: da una parte i servizi segreti e la massoneria, dall’altra Cosa nostra”.
L’analisi di Carlo Palermo si estende alla storia occulta dell’Italia in anni recenti. Andiamo dall’attracco del panfilo Britannia, a Civitavecchia, all’attentato a Giovanni Paolo II,  fino alla politica economica applicata nel nostro Paese con le privatizzazioni selvagge e i traffici d’armi che alcuni partiti non esitavano a promuovere pur di finanziarsi. E vengono fuori storie insolite e Rocco Chinnici (Fonte: Wikipedia)sconosciute, come il Lodo Moro che autorizzava i palestinesi ad operare sul suolo italiano contro gli odiati israeliani e il ruolo delle banche svizzere nei traffici illeciti che finanziavano il terrorismo in Italia. In particolare, emerge il ruolo svolto da Trapani a livello internazionale. Nelle pieghe di queste verità nascoste, emerge anche il caso Majorana-Pelizza. Infatti a pagina 367 Palermo racconta anche alcuni interessanti dettagli sulla vicenda che vede l’imprenditore bresciano Rolando Pelizza coinvolto con lo scienziato scomparso nel 1938. E parla del discorso energia, delle lettere periziate attribuite allo scienziato e di altro ancora.
Ma non solo. Palermo poi si sofferma anche in un’analisi sul monte Erice, dove tra l’altro dal 1963 ha sede il Centro culturale scientifico Ettore Majorana, fondato dal professor Antonino Zichichi e affiliato al CERN (Organizzazione europea per la ricerca nucleare) di Ginevra. L’autore analizza le caratteristiche storiche di Erice, giungendo alla conclusione che proprio quel luogo è di importanza strategica per la massoneria internazionale.
Insomma, un libro tutto da leggere e da tenere nella massima considerazione se si vuole davvero comprendere che cosa sia accaduto nel nostro Paese dietro la cortina di un’ufficialità quanto mai enigmatica e confusa.
Quello che fa pensare, quando si arriva in fondo al libro, è la considerazione finale: “Tornerò a Trapani, a Pizzolungo e pure ad Erice. Questa volta non lo farò per partecipare a celebrazioni. Cercherò di finire quel lavoro che ho iniziato e che ho dovuto interrompere”. Carlo Palermo cerca la verità. Ma è lecito domandarsi se sia possibile farlo in una città che sa nascondere così bene una realtà che non vuole a nessun costo rendere pubblica. Il prezzo da pagare, dopo aver letto l’intero libro, sembra davvero troppo caro. Forse la vita stessa.

“LA BESTIA – Dai misteri d'Italia ai poteri massonici che dirigono il nuovo ordine mondiale” di Carlo Palermo, Sperling & Kupfer, 2018, 449 pagine, ISBN 9788820065621, €18,90.

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