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DAL NOSTRO LETTORE SPECIALE
(Il Giornale, Pubblicato Martedì 23 Dicembre 2008)
Una
volta aveva preso a insulti e spintoni un contabile del re. Era iroso, non aveva
molto carisma, non sapeva governare, si fidava solo dei suoi fratelli e, soprattutto,
non amava gli spagnoli. Anzi, per dirla tutta, li considerava scansafatiche,
arroganti e senza scrupoli. Motivo per il quale ogni tanto ne faceva impiccare
qualcuno, quando questi si rendeva colpevole di un reato particolarmente grave.
E non glielo perdonarono mai.
È questo il quadro, un po' sconsolante, che emerge dal libro “Inchiesta
su Cristoforo Colombo – Il dossier Bobadilla” di Consuelo Varela,
edito da Fratelli Frilli Editori con la prefazione della professoressa Gabriella
Airaldi, ordinario di Storia medioevale all'Università di Genova
e presidente del Centro di Studi “Paolo Emilio Taviani” sulle relazioni
internazionali dal medioevo all'età contemporanea.
Contrariamente ai tanti, troppi libri, che parlano del Grande Navigatore, questo
è finalmente un volume serio. Del resto, se così non fosse, non
sarebbe stato presentato da Gabriella Airaldi. Qui non si fanno ipotesi fantascientifiche
sulle origini di Colombo, non si presentano accostamenti misteriosi che finiscono
sempre con un inspiegabile punto interrogativo. Consuelo Varela è una
storica spagnola, così come la sua collega Isabel Aguirre, che ha curato
l'edizione e la trascrizione del documento nel quale il comendador Francisco
di Bobadilla (un fior di farabutto che si faceva passare per gentiluomo) ha
riportato gli atti del processo del 1500 durante il quale ha messo sotto accusa,
condannato e rispedito in catene in Spagna l'allora vicerè del
Nuovo Mondo, Cristoforo Colombo. È stata proprio la Aguirre a scoprire
l'incartamento, che si riteneva ormai perduto, e, grazie a quanto vi è
scritto, oggi è possibile ricostruire il complotto che, come scrisse
a suo tempo Taviani, “fu un chiaro e risolutivo colpo di Stato dei re
che, di fronte alle ricchezze delle Indie, vollero destituire Colòn per
non dover poi ottemperare alle clausole delle Capitolazioni”. Insomma,
non volevano dargli quanto gli spettava e inviarono nella nuova colonia Bobadilla
affinché ne prendesse il posto. C'è da dire che alla fine
Colombo la spuntò e, presentandosi ancora in catene davanti ai re, ottenne
che il procedimento a suo carico venisse archiviato e Bobadilla rimosso dall'incarico.
È tuttavia molto interessante leggere come andarono realmente le cose,
cioè come si formò la coalizione che in ultima analisi portò
alla caduta del viceré genovese. Anche perché, dopo l'affare
Bobadilla, Colombo non potè più fregiarsi del titolo che i sovrani
spagnoli a suo tempo gli avevano conferito.
In sintesi, le truppe che Colombo si era portato dietro nel suo secondo viaggio
in quelle che chiamava ancora Indie, erano costituite principalmente da avventurieri.
Per poter governare la situazione, il buon Cristoforo si avvaleva dell'aiuto
dei suoi fratelli Bartolomeo e Diego. Gli spagnoli, però, non gradivano
affatto di essere comandati da quel gruppetto di odiati genovesi. In una delle
testimonianze rilasciate contro di loro, si legge che “erano crudelissimi,
e non atti a quel governo, sì per essere stranieri e oltramontani, come
perché in altri tempi non si erano veduti in istato, ove per esperienza
avessero imparato il modo di governare gente di qualità”. In altre
parole, Colombo e i suoi fratelli erano considerati esseri inferiori che comandavano
persone di lignaggio superiore, appunto gli spagnoli, per cui dovevano essere
destituiti.
Tre le accuse che vennero mosse all'ammiraglio: impadronirsi delle Indie
e volerle consegnare ad un altro principe, truccare i conti e impedire che gli
indigeni venissero battezzati.
Per ottenere il suo scopo, Bobadilla scelse ventidue testimoni, soprattutto
gente che odiava Colombo, ottenendo dichiarazioni fortemente lesive nei confronti
dell'accusato. Molte di queste erano false, ovviamente, ma l'intervento
di Bobadilla veniva incontro alle esigenze degli spagnoli che vivevano nella
colonia. Non ne potevano più di quel genovese che voleva farli lavorare,
impediva loro di saccheggiare i villaggi degli indios e li teneva a stecchetto
in quanto nessuno produceva il cibo di cui la comunità aveva bisogno.
Ogni tanto alcuni spagnoli, soprattutto frati, riuscivano a tornare in patria
e lì sparlavano a tutto andare di Colombo e dei suoi fratelli. Raccontavano,
ad esempio, che molti spagnoli venivano appesi alle forche solo perché
usavano con troppa disinvoltura la spada (cioè, ammazzavano qualcuno),
oppure veniva loro tagliata una mano, se beccati a rubare. Come si permetteva,
quel genovese, di arrivare a tanto?
La verità è che Colombo era un grande navigatore, ma un pessimo
amministratore. E comunque detestava, a sua volta ricambiato, gli spagnoli che
avrebbe dovuto governare. La stessa Consuelo Varela non esita a definirlo “antipatico”
per il modo in cui si comportava. E lo dimostra il fatto che spesso doveva fronteggiare
vere e proprie rivolte contro la sua amministrazione. La più grave fu
quella capitanata da Francisco Roldàn, seguita dalle ribellioni di Fernando
de Guevara e Adriàn de Mùxica. Così, ad un certo punto,
i re di Spagna colsero l'occasione al volo e fecero destituire l'odiato
viceré genovese, innescando una diatriba legale che durò per anni
con gli eredi di Colombo.
Non voglio aggiungere altro perché questo libro merita di essere letto
da chi si interessa alla storia di Cristoforo Colombo. Soprattutto è
istruttiva la ricostruzione di quanto accadeva all'Española in
quegli anni: la fame, le malattie, le rivolte, gli attacchi degli indios, l'epidemia
di sifilide. E se c'è qualcuno che ancora dubiti che Colombo fosse
genovese, si legga pure il dossier Bobadilla. Soprattutto dove i testimoni affermano,
mentendo, che l'ammiraglio “voleva cedere l'isola ai genovesi”.
Non lo fece, appunto. Ma se lo avesse fatto, forse oggi l'intera America
del Sud parlerebbe italiano.
“Inchiesta su Cristoforo Colombo – Il dossier Bobadilla” di Consuelo Varela, Edizione e trascrizione di Isabel Aguirre (Fratelli Frilli Editori), 2008, pp. 320, ISBN 9788875633950, €17,50.
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