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DAL NOSTRO LETTORE SPECIALE
Giacomo Gensini, ex poliziotto, ripercorre quei giorni del luglio 2001
raccontando la storia di un agente
della Celere
che affronta i dimostranti e i black bloc, fa irruzione nella scuola e incontra una ragazza…
(Il Giornale, Pubblicato Domenica 22 Febbraio 2009)
Un manganello nella mano destra, la testa protetta da un casco, lo scudo di plexiglas al braccio sinistro per ripararsi dal lancio di pietre o eventuali oggetti pericolosi, il corpo fasciato da una tuta blu, ignifuga, a prova di bottiglie incendiarie. Erano così, con tanta adrenalina in corpo, gli agenti della Celere che nel luglio del 2001 fronteggiavano i facinorosi che devastarono Genova nel corso del G8. Ma che cosa pensavano realmente quegli uomini, chiamati a far rispettare la legge e l’ordine, davanti al vandalismo politico che inquinò le pacifiche dimostrazioni di dissenso che migliaia e migliaia di persone volevano esercitare? A rispondere è il nuovo romanzo di Giacomo Gensini “Genova sembrava d’oro e d’argento” (Mondadori Editore). Un libro che non solo racconta il G8 con gli occhi di un uomo in divisa, ma spiega anche come e perché avvenne l’irruzione alla scuola Pertini e il motivo per cui i black blok non vennero mai arrestati.
Gensini è un ex poliziotto e nel suo volume, che fa nascere il sospetto di una diretta esperienza personale anche se lui specifica che è solo frutto di fantasia, racconta la vita di un agente della Celere che, insieme ai suoi colleghi, un bel giorno viene mandato in trasferta a Genova da Roma, in occasione del G8.
Dario, il protagonista, fa parte del Settimo Nucleo, una compagnia di celerini specializzati nel fronteggiare casi particolarmente difficili di ordine pubblico. E in quel luglio del 2001 a Genova c’erano contestatori provenienti da ogni parte del mondo. Dario è un giovane un po’ problematico. Figlio di un ristoratore, resta traumatizzato dalla morte della sorella Sara. E cerca sfogo alla sua inquietudine arruolandosi nei reparti Celere. E’ triste vedere come questo giovane cerchi nella violenza, nel corpo a corpo con i dimostranti di qualsiasi tipo, la sua ragione di vita nella società. Anche se ha ancora tutta la vita davanti, Dario è già un uomo sfiduciato e con una visione molto cinica dei suoi simili. Non vi è nulla di politico nei suoi ragionamenti: che il governo sia di destra o di sinistra, lui continuerà a svolgere il suo lavoro comunque. Un lavoro che per lui è tutto, perché non ha alcuna vita privata. I suoi colleghi se ne accorgono, e infatti lo chiamano “il matto”, ma lui se ne renderà conto soltanto quando, a Genova, incontrerà una ragazza che si chiama come la sorella morta. Una ragazza che lo farà uscire dal suo guscio di solitudine e che, finalmente, gli farà capire che la vita è fatta anche d’amore e di speranza.
Tuttavia Dario non le dice di essere un poliziotto. Se ne vergogna e preferisce farsi passare per marinaio. Così assistiamo al suo duplice vissuto: di giorno corre dietro ai dimostranti, di sera vive la sua dolce storia di innamorato.
La descrizione che Gensini fa di Genova durante il G8 è quanto mai accurata e veritiera. Quei giorni, insieme ai miei colleghi, anche io ero in servizio. E ho dunque visto con i miei occhi quanto accadeva, come si muovevano le forze dell’ordine (oltre alla polizia c’erano carabinieri e guardie di finanza) e le devastazioni dei dimostranti. La domanda che allora tutti ci ponevamo era: come mai nessuno riesce ad arrestare i black blok? Nel libro, se il racconto fosse vero, si troverebbe la soluzione. Infatti ad un certo punto tre reparti di polizia (il Settimo di Roma, il Bari e il Padova) circondano i black blok, che si ritrovano senza via d’uscita. Alle loro spalle c’è soltanto un’alta scogliera sul mare, in corso Italia. A quel punto il comandante del Settimo, il vice questore François, si rende conto che se autorizzasse la carica, sarebbe un macello. I dimostranti, infatti, non potrebbero fuggire e quindi il pestaggio diventerebbe un massacro. Allora fa ritirare i celerini. “Nessuno vi difenderà se la cazzata che farete è troppo grossa, se ne fotteranno tutti…”, spiegherà in un secondo tempo ai suoi uomini, che non avevano capito quell’ordine. E aggiunge: ”Oggi potevamo fare trenta morti…una strage…perché? Perché?!”.
Per Dario, però, l’appuntamento con il destino è alla scuola Pertini. Cioè la drammatica serata che riempirà per anni le pagine dei giornali e cambierà radicalmente la sua vita. Ma non voglio aggiungere altro per non togliervi il piacere della sorpresa. Piuttosto è molto bello il passo che dà il titolo al libro. Dario si trova sul ponte della nave dove erano alloggiati i poliziotti. E’ notte e davanti a lui si erge la Superba, illuminata da una miriade di piccole luci. “Il cielo era limpido – scrive – e Genova, bellissima, sembrava d’oro e d’argento” .
“Genova sembrava d’oro e d’argento” di Giacomo Gensini, Mondadori Editore (Collana Strade Blu), 2009, pp. 200, ISBN 9788804584735, €16,00.
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