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CYBERUOMO, come il grande capitale
sfrutta la tecnologia contro l’umanità

Nel libro di Enrica Perucchietti i devastanti effetti del transumanesimo

di Rino Di Stefano

(RinoDiStefano.com, Pubblicato Giovedì 5 Dicembre 2019)

Copertina del libro "CYBERUOMO" di Enrica PerucchiettiDa un po’ di tempo c’è qualcuno che, in giro per il mondo, predica come l’umanità, in nome di un presunto progresso, sia destinata a perdere le proprie caratteristiche per integrarsi sempre di più con le macchine. Non è un fatto nuovo. Chi ha i capelli più bianchi, ricorda una serie televisiva americana nella quale una simile integrazione veniva propagandata, a livello fantascientifico, come un fatto possibile e assodato. Si tratta della serie “L’uomo da sei milioni di dollari” (The Six Million Dollar Man) che andò in onda dal 1974 al 1978, per cinque stagioni, con 99 episodi da 45 minuti l’uno. Si trattava di una serie televisiva della ABC ispirata al romanzo “Cyborg” di Martin Caldin, della quale furono girati tre episodi pilota e cento episodi ordinari. In Italia la serie andò in onda a partire dal settembre 1981 su alcune televisioni locali, per poi passare sulle reti nazionali con Mediaset che presentò la fiction su Canale 5 e Italia 1. La trama, che tanto affascinò gli spettatori del tempo, era abbastanza semplice. Il colonnello dell’aviazione militare americana Steve Austin, interpretato dall’attore Lee Majors, durante una missione disastrosa perde entrambe le gambe, il braccio destro e l’occhio sinistro. Nella realtà di tutti i giorni, una situazione simile significa ridurre un uomo normale in un povero disgraziato dai mille problemi esistenziali. Noi diremmo un relitto umano. Invece, nella finzione televisiva, gli scienziati a stelle e strisce si misero a lavorare su quel povero corpo martoriato, ricostruendo gli organi danneggiati con arti bionici che, appunto, costarono sei milioni di dollari. Gli americani ci tengono sempre a dire quanto spendono, anche per le piccole cose. Figuriamoci quando fanno diventare un povero mutilato un super eroe. Per farla breve, il colonnello Austin, grazie a questi interventi bionici, acquisisce poteri eccezionali: le gambe gli permettono di correre a velocità altissime, il braccio diventa fortissimo e l’occhio assume una vista telescopica assolutamente eccezionale. Il successo dell’uomo da sei milioni di dollari fu tale che presto venne realizzato anche un personaggio femminile, “La donna bionica” (The Bionic Woman) il cui iter si concluse con sei film per la televisione. A parte la reazione del pubblico mondiale per le avventure del colonnello Steve Austin, mezzo uomo e mezzo macchina, c’è da dire che quella serie entrò nell’immaginario collettivo dando origine a sei film tv e ad una trasposizione cinematografica. L’argomento, dunque, colpiva. Si spiega, allora, perché questo fenomeno dell’accostamento tra uomo e macchina abbia indotto la scrittrice e giornalista Enrica Perucchietti, sempre attenta ai fenomeni sociali che ci circondano, a scrivere il libro "CYBERUOMO”, occhiello: "L’alba del transumanesimo e il tramonto dell’umanità"; sommario: "Dall’intelligenza artificiale all’ibrido uomo-macchina", per i tipi dell’Arianna Editrice. Si tratta di un volume 4D, cioè una di quelle pubblicazioni di ultima generazione che permettono al lettore di andarsi a leggere in rete altri aggiornamenti complementari utilizzando i QR CODE attraverso il proprio smartphone. Brava come sempre, l’autrice parte dalla favola di Pinocchio, il burattino che vuole diventare uomo, per addentrarsi con molta attenzione nella visione del mondialismo dispotico tracciato dal volume “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley che, come aveva già fatto George Orwell a suo tempo, sembra essersi ispirato al romanzo “Noi” del russo Evgenij Zamjatin, scritto nel pieno della rivoluzione che, tra il 1919 e il 1921, trasformerà la Russia degli Zar nel “Paradiso” del comunismo sovietico. E infatti Huxley era portatore di un dispotismo totalitario che veniva applicato, e qui sta la novità, in una suggestione e manipolazione delle coscienze con metodi non violenti. Invece di utilizzare il terrore, di cui il comunismo ha fatto largo uso, meglio manipolare e condizionare le masse, senza che neppure se ne accorgano. Il concetto è stato sposato in pieno da Joseph S. Nye, già capo del National Intelligence Council e sottosegretario alla Difesa durante l’amministrazione Clinton, nonché presidente del gruppo americano della discussa Commissione Trilaterale, nei suoi libri “Soft Power” e “The future of Power”, tradotto in italiano “Smart Power” da Laterza. Il discorso proposto da Nye è piuttosto articolato: se si vuole governare senza problemi, bisogna indurre le persone ad amare il loro stato di schiavitù. Uno dei sistemi per ottenere questo risultato è l’uso dei social network. “Per questo – scrive l’autrice – si parla sempre più di ‘dipendenza’ dai dispositivi portatili come se si trattasse di una vera e propria ‘droga’: la soglia di attenzione, inoltre, è sempre più bassa e ne consegue una diminuzione della concentrazione, della memoria e della capacità critica. Siamo bulimici di attenzione, stiamo diventando incapaci di vivere nella realtà quotidiana fatta di persone in carne e ossa e di rapporti sociali che vadano oltre un like. Gli effetti di questa rivoluzione antropologica li potremo osservare compiutamente solo nei prossimi anni”.
La scrittrice e giornalista Enrica PerucchiettiDel resto, come spiega più avanti la stessa Perucchietti, “In un mondo in cui una élite, pari al 5% della popolazione, possiede oltre il 90% della ricchezza globale, la forbice della diseguaglianza continua ad allargarsi: la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi è sempre più accentuata”.
Insomma, i più ricchi, per mantenere i propri privilegi, tenderebbero a manipolare la maggior parte della popolazione attraverso la tecnologia e qualunque altro strumento che possa permettere di controllare la situazione a loro vantaggio. Del resto, non è più un mistero per nessuno che già dagli anni Settanta del secolo scorso la grande finanza globalista abbia adottato il cosiddetto Fabianesimo, cioè il movimento che si definisce socialista in modo graduale, per contrastare da sinistra le vere forse rivoluzionarie della sinistra stessa. In altre parole, una finta sinistra contro la vera sinistra. E questo ha provocato, e continua a provocare, molta confusione tra le classi lavoratrici. Anche perché partiti che fino ad ieri si definivano di sinistra, e che ancora lo fanno, di fatto difendono gli interessi del grande capitale contro chi vive del proprio lavoro. Così assistiamo allo spettacolo di grandi giornali nazionali che si definiscono di sinistra, confondendo l’opinione pubblica meno smaliziata, nel recondito scopo di difendere gli interessi dei grandi finanzieri. E’ paradossale, invece, che a difendere i lavoratori siano proprio quei partiti e movimenti che sono contrari al “pensiero unico” promosso proprio dalla stampa mainstream.
Insomma, il libro di Enrica Perucchietti è tutto da scoprire pagina dopo pagina, senza mai dimenticare che, al di là degli slogan e della propaganda utilizzati da televisioni e giornali per manipolare l’opinione pubblica, l’unico sistema per resistere al potere è quello di difendere la nostra natura umana e la nostra spiritualità, senza mai cadere nella trappola della tentazione tecnologica. La tecnologia deve essere al servizio dell’uomo e non, invece, un metodo per condizionarlo e costringerlo a piegare e annullare la Natura. L’uomo, conclude l’autrice, non può uccidere la sua umanità.

Per saperne di più sui libri 4D, visitare la relativa pagina sul sito del Gruppo Macro.

“CYBERUOMO – Dall’intelligenza artificiale all’ibrido uomo-macchina” di Enrica Perucchietti, libro 4D di Arianna Editrice, 232 pagine, ISBN 9788865881989, €16,50.

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