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Le carte segrete del grande giurista Giuseppe Guarino

Chi ha svenduto e distrutto
l’economia del Belpaese

L’accordo segreto tra UE e grande finanza nel libro
“Alto Tradimento” di Angelo Polimeno Bottai

di Rino Di Stefano

(RinoDiStefano.com, Pubblicato Sabato 31 Agosto 2019)

Matteo SalviniQuanto c’è di vero nelle voci, sempre più ricorrenti, di pesanti interferenze di potenze straniere nella formazione di un eventuale governo M5S-PD? Purtroppo non si tratta solo di sospetti o  di malevoli ipotesi. Germania e Francia, così come anche tutti i Paesi del Nord Europa, sono molto preoccupati per quanto può accadere in Italia a livello governativo. Il fatto che uno dei fondatori della Comunità Europea possa ribellarsi alle attuali norme finanziarie che strangolano l’economia dei singoli Stati, tanto più che molti di questi provvedimenti sono stati presi senza ricorrere all’approvazione democratica degli stessi interessati, ma semplicemente imposti dall’alto, fa tremare i vertici dell’UE. Si può dunque comprendere la soddisfazione di Bruxelles dopo l’enorme stupidata (chiamiamola così…) di Salvini che ha fatto cadere il governo giallo-verde, credendo di poter andare tranquillamente alle elezioni. Invece, si è ritrovato da un momento all’altro fuori dalla porta, mentre i suoi antichi nemici del PD tramavano per entrare nella stanza dei bottoni lasciandolo per strada, a riflettere sui propri errori. E così colui che fino a qualche ora prima dettava l’agenda del governo giallo-verde, si è ritrovato sui banchi dell’opposizione, semplice spettatore del disastro che ha causato tutto da solo. Probabilmente è stato un trappolone nel quale è caduto. Forse mai più si aspettava che dopo tutti gli insulti che fino a pochissimi giorni prima si erano scambiati PD e M5S, improvvisamente la voglia di potere li inducesse a organizzare un governo insieme. Fatto sta che l’unico a restare a piedi è stato proprio lui, Salvini, che tutti i sondaggi davano come il più votabile dagli italiani. Ebbene, ci sono fondati motivi che quanto è accaduto non sia affatto casuale.

Affari sul Britannia

Lo yacht BritanniaPer comprendere quello che sta avvenendo nel nostro Paese, bisogna risalire a una trentina d’anni fa quando un lussuoso panfilo inglese, il Britannia, yacht personale della famiglia reale britannica, ha iniziato una strana crociera nel Mediterraneo, al largo delle coste laziali. Questo episodio, che come vedremo è cruciale per comprendere la storia dell’Italia di oggi, ci viene descritto nel libro “Alto Tradimento - Le carte segrete di Giuseppe Guarino”, con sottotitolo: “Privatizzazioni, Dc, euro: misteri e nuove verità sulla svendita dell’Italia”. L’autore è il giornalista Angelo Polimeno Bottai, vicedirettore del TG1, l’editore Rubbettino. Giuseppe Guarino, per chi non se lo ricordasse, è un noto giurista, accademico eCopertina del libro "Alto Tradimento" parlamentare italiano. Napoletano di nascita, più volte ministro,autore di diversi libri, adesso, alla ragguardevole età di 96 anni, ha deciso di togliersi qualche sassolino dalle scarpe concedendo al cronista Polimeno Bottai un’intervista nella quale gli ha raccontato i retroscena di tante vicende che hanno portato al sistematico saccheggio da parte dell’Europa dei beni industriali italiani, all’aumento spropositato del debito pubblico e al nostro ingresso forzato nel micidiale meccanismo dell’euro. “Il 1992 – racconta l’autore – è l’anno di maggiore concentrazione, quello in cui si innesca il sommovimento profondo che è all’origine dell’attuale declino italiano. Si comincia il 17 febbraio, con l’inchiesta di Tangentopoli che rade al suolo i partiti di governo. Si prosegue, tra la primavera e l’estate, con gli omicidi mafiosi dei magistrati Falcone e Borsellino. Si va avanti poche settimane e arriva l’offensiva che lo speculatore americano George Soros scatena contro la lira, che subisce una svalutazione del 30%. Avvenimenti che riducono ai minimi termini la credibilità della politica, privata dell’autorevolezza che servirebbe per assumere decisioni vitali per il futuro della nazione. Che abbattono il valore della nostra valuta, consentendo a eventuali acquirenti, italiani ed esteri, di far la spesa nel Belpaese a prezzo super scontato. Che terrorizzano e disorientano un’opinione pubblica che non viene messa nelle condizioni di comprendere in tempo reale cosa stia succedendo”. Sembra la fotografia di quanto sta avvenendo oggi…

 

Le rivelazioni di Carlo Palermo

Carlo PalermoMa perché tutto questo è accaduto? Lasciamo per un attimo questo libro e passiamo alle dichiarazioni di colui che si definisce “Un sopravvissuto alla rivelazione di alcuni segreti di Stato”, e cioè all’ex giudice d’assalto Carlo Palermo che racconta nel suo libro “La Bestia” (Sperling & Kupfer Editori), “Dai misteri d’Italia ai poteri massonici che dirigono il nuovo Ordine Mondiale”. Già giudice istruttore presso il Tribunale di Trento e autore nel 1984 di uno dei processi per traffico d’armi più complessi di quel tempo, Palermo venne bloccato dall’alto quando la sua inchiesta cominciò, appunto, a sforare nei segreti di Stato. Allora si fece trasferire nel Tribunale di Trapani, zona molto calda dal punto di vista mafioso, e fu solo per miracolo che riuscì a sfuggire il 2 aprile del 1985 a quella che è passata alla storia come la strage di Pizzolungo: l’esplosione di un’auto bomba lo lasciò indenne, ma si portò via le vite di Barbara Rizzo, 30 anni, e dei suoi gemellini Salvatore e Giuseppe Asta, di appena sei anni. Avevano l’unico torto di essere passati di lì per caso, nel momento sbagliato… Capita l’antifona, nel 1990 Palermo lasciò la magistratura e adesso fa l’avvocato. L’ex giudice, seguendo le sue indagini, arrivò alla conclusione che l’Italia del dopoguerra, che l’accordo di Yalta conferiva al controllo statunitense, in effetti non è mai stata una democrazia nel senso compiuto del termine. Il primo episodio che chiarì subito chi comandava nel Belpaese, Copertina del libro "La Bestia"fu quello della strage di Portella della Ginestra, nel 1947 in Sicilia. Si disse che a sparare sugli operai che manifestavano  a favore del PCI fossero stati i malavitosi del bandito Salvatore Giuliano, ucciso poi a tradimento il 5 luglio 1950 a Castelvetrano dal cugino Gaspare Pisciotta. Quella strage di operai, ancora oggi coperta dal segreto di Stato, avrebbe un punto debole che ne svelerebbe gli autori: i bossoli sparati dagli assassini, cioè bossoli di pallottole che in Italia a quel tempo non c’erano. “Semplicemente i bossoli possono indicare il fatto più semplice – afferma Carlo Palermo – ossia che chi ha sparato non era Giuliano ma era un americano. E tutto questo, a livello storico, indica che la nostra democrazia non è mai nata, perché noi in Italia, quando abbiamo votato per una democrazia costituzionale, l’abbiamo battezzata con una strage che in realtà era diretta e finalizzata a non consentire l’esercizio della democrazia, perché il partito comunista non sarebbe potuto salire al potere. Ciò dimostra che, dalla nascita della Repubblica, il nostro paese risultava carente del principio di sovranità dello Stato. Questo perché l’apparato Stay behind e Gladio che si è manifestato in Italia nei primi anni ’50 e ’60 riconduceva al controllo territoriale degli Stati Uniti circa la sovranità sullo Stato italiano. Ciò significa che il carattere fondamentale dello Stato, ovvero la sovranità sul proprio territorio, in Italia non c’è mai stata per il semplice motivo che essa è appartenuta di fatto al potere militare degli Stati Uniti. Questa è la pura e semplice realtà”. Un’analisi che può essere anche corretta, ma mi domando che cosa sarebbe accaduto in Italia se, invece del controllo degli Stati Uniti d’America, fossimo finiti nell’orbita sovietica. E questo, tanto per essere chiari, senza voler mai giustificare niente e nessuno.

Il braccio armato della Mafia

Aldo MoroSecondo Palermo, la Mafia sarebbe stata utilizzata come braccio armato da parte degli americani in Italia. Non solo, ma anche le Brigate Rosse sarebbero state teleguidate dagli USA. Un concetto, questo, che è stato ripreso anche dal magistrato Ferdinando Imposimato nel suo libro “I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia”, Newton Compton Editori. L’ex giudice Palermo spiega che a far arrabbiare gli americani in tempi relativamente recenti, sarebbero stati due statisti che volevano prendere le distanze da Washington: Aldo Moro e Bettino Craxi. Il primo, Presidente del Consiglio Nazionale della DC, alla fine degli anni Settanta si era messo in testa di far entrare il PCI nel governo. Che poi voleva dire passare i segreti NATO all’Unione Sovietica. E si sa come andò a finire. Il secondo, invece, l’11 ottobre del 1985 fece valere la Bettino Craxisovranità italiana impedendo che il terrorista Abu Abbas e i suoi tre complici, autori dell’attentato alla nave da crociera italiana Achille Lauro, atterrati a bordo di un Boeing 737 nella base di Sigonella, in Sicilia, fossero presi in consegna dai Navy Seals americani. E il presidente Reagan si incazzò di brutto. Craxi lo fece perché il presidente egiziano Mubarak teneva in ostaggio i passeggeri dell’Achille Lauro nel porto del Cairo, minacciando di non rilasciarli se Abu Abbas non fosse stato libero di andarsene dall’Italia. Un atto coraggioso nei confronti degli USA, quello di Craxi, ma Reagan Giovanni Falconeaveva la memoria lunga. E anche in questo caso abbiamo visto come è andata a finire per il leader socialista. Ebbene, fu proprio per questi episodi che minavano il controllo degli USA sull’Italia, che, a giudizio dell’ex giudice Palermo, qualcuno nelle alte sfere decise che l’Italia dovesse essere “punita”. Gli italiani dovevano rendersi conto che dovevano restare nei ranghi e non alzare la testa.
Come se tutto questo non fosse già stato sufficiente per scaldare gli animi, per ultimo, si aggiunse la vicenda del giudice Falcone. Pare che con il suo metodo del “seguire i soldi” dei mafiosi, Falcone fosse arrivato sulla pista di banche i cui movimenti di denaro confluivano proprio negli USA. Se la notizia fosse uscita, i danni sarebbero stati ingentissimi per certi finanzieri. Ma alle ore 17,57 del 23 maggio 1992, sull’autostrada A29 all’altezza di Capaci, poco fuori Palermo, una carica di circa 500 chili di esplosivo (forse tritolo, T4 e detonante da cava, ma la cosa non è mai stata chiarita del tutto) veniva fatta esplodere al passaggio delle auto che trasportavano il giudice, sua moglie e gli agenti della scorta. Vi furono quattro morti e 23 feriti. Una strage indimenticabile, rimasta impressa nella memoria degli italiani. Ma nessuno ha mai più parlato di quelle banche.

In crociera per svendere l’Italia

Beniamino AndreattaE torniamo, finalmente, al libro “Alto Tradimento”, per parlare della famosa crociera del Britannia. La notizia ci viene dal settimanale americano “Executive Intelligence Review”, che la intitola “La strategia anglo-americana dietro le privatizzazioni italiane: il saccheggio di un’economia nazionale”. L’articolo verrà ripreso il 3 febbraio 1993 dal settimanale “Italia”. Il Britannia il 2 giugno 1993 ormeggia nel porto di Civitavecchia. Come risulta dall’interrogazione a risposta scritta 4/11996 presentata dal parlamentare Antonio Parlato del Movimento Sociale Italiano-Destra Nazionale, l’11 marzo 1993, a bordo dello yacht c’erano “rappresentanti della BZW (la ditta di brokeraggio della Barclay’s), della BARING & Co., della S.G. WARBURG e dai nostri dirigenti dell’ENI, dell’AGIP, da Mario Draghi del Ministero del Tesoro, da Riccardo Gallo dell’IRI, Giovanni Bazoli dell’AMBROVENETO, Antonio Pedone del CREDIOP e da AUTOSTRADE”.  Nel libro si specifica ulteriormente che: “All’incontro partecipano da una Karel Vian Miertparte i più importanti uomini d’affari della City e del mondo finanziario anglo-americano – Morgan Stanley, JP Morgan, Schroders, Goldman Sachs – e dall’altra i vertici delle nostre aziende pubbliche, tra cui il dirigente ENI Beniamino Andreatta e dell’IRI Marco Galli, il governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi e il direttore del Ministero del Tesoro Mario Draghi, che in seguito diventerà vicepresidente della Goldman Sachs”.
Su Draghi venne fuori una polemica, perché qualcuno metteva in dubbio che fosse stato autorizzato a partecipare a quella riunione sul Britannia dal suo capo, il ministro del Tesoro Guido Carli. Draghi sostenne il contrario parlando davanti alla Commissione Bilancio della Camera il 3 marzo 1993. Qualcuno fece osservare che Carli fosse già morto in quel periodo, ma non era vero. Guido Carli, infatti, morì a Spoleto solo il 23 aprile 1993, quindi quasi due mesi dopo l’udienza di Draghi. Del resto, come lo stesso Draghi dimostrò, egli si limitò a leggere la sua introduzione ai presenti, mentre la nave era ancora in porto. Poi se ne andò e lo yacht partì senza di lui.

Parola d’ordine: privatizzare

Il giornalista Angelo Polimeno BottaiMa perché quella riunione in crociera provocò tanti malumori? Lo spiega lo stesso Parlato nella sua interrogazione:
“Il nome dell’operazione è privatizzazione. Formula magica presentata alla collettività come unica cura per risanare la nostra economia e che, invece, nasconde un business dalle proporzioni incalcolabili, patti di sangue tra le famiglie più influenti del capitalismo, dinastie imprenditoriali, banche e signori della moneta. Accordi e strategie politiche ben precise con un minimo comun denominatore: scippare agli Stati, considerati un inutile retaggio del passato e un odioso freno alla globalizzazione del mercato, la sovranità monetaria. L’Italia, un’espressione geografica delle lobby, dell’impero multinazionale angloamericano? E’ quanto viene deciso, anzi ufficialmente sancito il 2 giugno 1992 a bordo del regio yacht Britannia (che si trova ‘per caso’ nelle nostre acque territoriali)”.
Parlato a fine della sua interrogazione arrivò a dire “che gli inquietanti incontri che vi furono organizzati e per quanto altro lo stesso direttore generale del Tesoro ha dichiarato, appaiono atti chiaramente ostili nei confronti della Nazione italiana” in quanto a bordo del Britannia sarebbero state decise politiche economiche, valutarie e monetarie prima ancora che fossero discusse nel Parlamento italiano. Politiche, insisteva, “già decise invece in altra sede, e cioè sul suolo inglese tal essendo lo yacht Britannia, con la connivenza dei ‘boiardi’ di Stato nei cui confronti non potrà mancare un approfondimento della vicenda da parte della magistratura”.
Ma le cose andarono diversamente. “Nei giorni e nelle settimane seguenti la gita d’affari sul panfilo – scrive Polimeno Bottai – alcuni parlamentari – il democristiano Tiscar, i socialisti Bottini e Pillitteri, il missino Parlato e la comunista Fagni – manifestano la richiesta di ricevere dei chiarimenti. Lo fanno con gli strumenti di cui dispongono: le interrogazioni. Tuttavia, non solo non ricevono alcuna risposta. Ma nessuno dei promotori di quelle iniziative verrà più candidato dai rispettivi partiti. Su quella prestigiosa gita in barca cala una vera e propria congiura del silenzio”. Ogni commento mi pare superfluo…

La svendita delle industrie pubbliche

Giuseppe GuarinoGiuseppe Guarino, quando il 28 giugno del 1992 si insedia nel Ministero delle Partecipazioni Statali, si rende conto della situazione senza uscita in cui si sta cacciando l’economia italiana. E propone la sua ricetta: “Se si vuole ottenere il massimo beneficio economico dalla privatizzazione delle imprese di Stato – importanti a livello italiano, ma troppo piccole per competere oltre confine – è indispensabile agire con criterio. Occorre prima accorpare razionalmente quei beni industriali creando delle holding appetibili a livello internazionale e solo dopo metterle sul mercato. La General Electric, un colosso del settore, ragiona esattamente così”.
Ma Guarino si rende subito conto che i piani sono altri. L’idea è quella di accaparrarsi le industrie pubbliche italiane per quattro soldi e se il Paese va in malora, chi se ne frega. Tanto per citare un esempio di che aria tirava, un bel giorno Guarino si vede arrivare al Ministero Cesare Romiti che, con una proposta secca, gli chiede di acquistare per conto della FIAT, ENI, ENEL e EFIM a soli 40 miliardi di lire. In pratica, avrebbe dovuto regalargliele. Tanto per mostrare un termine di paragone, alla fine dei suoi 25 anni nella FIAT Romiti ricevette una liquidazione di 204 miliardi di lire.
“Ma lei mi ha preso per fesso?”, è stata la risposta del ministro a Romiti. Il numero uno della FIAT se ne va, ma da quel momento inizia una campagna di stampa contro il ministro. “Guarino, avvocato dei boiardi”, è uno dei titoli con cui lo bolla il “Corriere della Sera”. “Gattopardo di Stato” lo definisce Eugenio Scalfari. “Il ministro delle Partecipazioni Statali – è l’accusa che viene fatta serpeggiare ad arte e con l’intento di screditarlo agli occhi dell’opinione pubblica – vuole difendere le imprese pubbliche in danno di quelle private”. Per farla breve, meno di un anno dopo dal suo insediamento, il 28 aprile del 1993 Guarino lascia il Ministero delle Partecipazioni Statali.

I politici dell’operazione

Carlo Azeglio CiampiPer comprendere chi fossero i protagonisti della svendita dei beni italiani, diamo un’occhiata al seguente passo del libro: “Il partito della destrutturazione economico-produttiva dell’azienda pubblica italiana, in quella fase, ha in Beniamino Andreatta uno dei suoi profeti. E’ lui il Ministro del Tesoro che insieme al governatore Ciampi, nel 1981, aveva fortemente voluto il divorzio tra la Banca d’Italia e il Tesoro - fatto unico nel panorama occidentale e che da quel momento ha impedito allo Stato di rilevare esso stesso i titoli pubblici rimasti invenduti sul mercato, innescando così una folle corsa degli interessi e la conseguente impennata del nostro debito pubblico rispetto al PIL, passato in quattordici anni (1980-1994) dal 57,7% al 105% - e ora è di nuovo lui in prima linea a battersi per un’accelerata cessione delle nostre aziende pubbliche. Linea condivisa anche stavolta da Ciampi – che dopo il faccia a faccia con Guarino, ha presto cambiato opinione – oltre che da Draghi e da Prodi”.
Un discorso a parte andrebbe fatto proprio su Prodi. “Quest’ultimo – si legge nel libro – durante il suo mandato alla guida dell’IRI – dove lo avevano voluto lo stesso Andreatta e il segretario DC De Mita – aveva promosso alcune rilevanti operazioni destinate a far discutere per molto tempo. La prima, datata aprile 1985, aveva riguardato la firma di un precontratto di vendita all’imprenditore Carlo De Benedetti di due aziende della SME, Buitoni e Perugina. L’operazione era stata però bloccata dal governo Craxi – allarmato dall’assenza di società concorrenti e da un prezzo, 500 miliardi di lire, ritenuto troppo basso – e aveva dato vita a un lungo contenzioso nelle aule dei tribunali. Fatto sta che anni dopo le due aziende verranno cedute per 2mila miliardi di lire”.
Insomma, come appare evidente, i due principali gruppi industriali italiani, quello degli Agnelli e quello dei De Benedetti, proprietari tra l’altro dei maggiori giornali italiani, cercavano di accaparrarsi a prezzi stracciati tutte le principali industrie pubbliche.

Il diktat della UE: svendete!

Vincenzo ViscoMa il fondo si toccò quando, nel luglio del 1993, Andreatta, all’epoca ministro degli Affari Esteri, “firma con il belga Van Miert, commissario europeo alla Concorrenza e inoltre per diverso tempo anche consulente di Goldman Sachs, un accordo che consente al nostro Paese di regolarizzare la ricapitalizzazione del settore siderurgico a condizione però che venga privatizzato e che si azzerino i debiti delle imprese pubbliche”. Come spiega l’economista Vincenzo Visco: “L’accordo raggiunto in sede comunitaria, inoltre non consentiva più la garanzia illimitata dello Stato, in qualità di socio unico, sui debiti delle società controllate al 100%, in quanto fattore distorsivo della concorrenza. Ciò imponeva esplicitamente allo Stato italiano di cedere quote di capitale delle imprese pubbliche”.
“In pratica – commenta l’autore del libro – l’Unione Europea ci ha chiesto di vendere, o se si preferisce, di svendere il patrimonio di imprese pubbliche e il nostro governo non ha opposto resistenza”.
E’ l’inizio della fine per l’Italia. “Con le privatizzazioni – spiega l’economista Damiano Palano – inizia davvero il lungo declino economico dell’Italia: la smobilitazione di settori in cui si gioca la competitività di un sistema economico e lo smembramento di operatori in grado di agire sui mercati internazionali non viene infatti compensata né dall’emergere di nuovi attori privati, né da investimenti in ricerca e sviluppo. Di lì a poco la moneta unica priverà l’Italia degli strumenti classici adottati in passato per riconquistare margini di competitività, e allora la via privilegiata per rendere ‘moderno’ il Paese consisterà nella flessibilizzazione del mercato del lavoro: una strada…che finisce col produrre quel circolo vizioso in cui ci troviamo ancora oggi invischiati”.

Nasce il partito industriali-comunisti

Paolo Cirino PomicinoGuarino, comunque, aveva un suo particolare scopo: rifondare un grande partito popolare e moderato (tipo DC) che mettesse insieme le anime, spesso divergenti, dei grandi interessi politici ed economici in Italia. Contattò il Vaticano, Berlusconi, D’Alema, Agnelli e De Benedetti, tanto per citarne alcuni, ma ogni suo sforzo fu vano.
Nel 1991 Cirino Pomicino, politico democristiano di lungo corso, racconta a Giuseppe Guarino che aveva saputo da Carlo De Benedetti, industriale con il quale aveva un buon rapporto, che era in atto un disegno politico da parte sua e di altri imprenditori: “Il disegno politico – dice Pomicino – era quello di dar vita ad una nuova alleanza tra la borghesia azionista, ovvero il cosiddetto capitalismo del salotto buono, e la sinistra comunista, che dopo il crollo dell’URSS doveva trovare una diversa ‘patria’”. Ed è così che nacque quello che oggi conosciamo come PD. Lo stesso partito che sta cercando, non si sa ancora con quale fortuna, di fare un governo con chi, come il Movimento Cinque Stelle, ha sempre combattuto gli interessi di cui il PD è il rappresentante.
Insomma, questo è uno di quei libri che, caso piuttosto raro, racconta con dovizia di particolari ciò che è realmente avvenuto dietro le quinte della politica per bocca di uno dei suoi protagonisti. Da non perdere e da leggere dalla prima all’ultima pagina.

“ALTO TRADIMENTO” – Le carte segrete di Giuseppe Guarino – Privatizzazioni, Dc, euro: misteri e nuove verità sulla svendita dell’Italia – di Angelo Polimeno Bottai, Edizioni Rubbettino, 163 pagine, ISBN 9788849856965, 15 euro.

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