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Il Gruppo Finsider ha partecipato al Petrotech 80 di Amsterdam
Italsider e Dalmine forniscono buona parte
delle tubature necessarie
alle ricerche
petrolifere "offshore" e al trasporto del greggio nel pianeta.
Aumenta la domanda mentre cala la produzione
di acciaio in Italia
(Corriere Mercantile, Pubblicato Mercoledì 28 Maggio 1980)
Dal nostro inviato
ad Amsterdam
Rino Di Stefano
«Le
commesse dell'Italsider e della Dalmine sono destinate ad aumentare nel giro
di breve tempo. Nel mondo le trivellazioni per la ricerca del petrolio sono
in continua espansione e ciò comporta per le nostre aziende nuovi ordini per
tubi di grosso diametro e per perforazione. A questo proposito basti citare
le ricerche in atto nella zona artica del Canada, nel Venezuela e nell'Australia.
Inoltre ci aspettiamo per il prossimo futuro nuove commesse dalla Russia e dall'Algeria».
Queste entusiastiche prospettive, avallate da tutta una serie di dati concreti
che confermano la richiesta dei prodotti siderurgici italiani nel mondo, sono
dell'ingegner Gianfranco Traverso, direttore vendite del settore «pipelines»
dell'Italsider.
L'ingegner Traverso si trova ad Amsterdam in occasione della quarta partecipazione
del gruppo Finsider al Petrotech 80, la biennale fiera europea nel settore dei
trasporti e delle ricerche petrolifere. La manifestazione, alla quale hanno
partecipato 258 espositori in rappresentanza di 54 paesi, si è svolta dal 20
al 23 maggio presso la RAI, un centro per esposizioni ad alto livello la cui
sigla è curiosamente omonima della nostra televisione nazionale:
A occuparsi della preparazione dello stand e delle strutture espositive è stata
la Sidernederland B.V., una ditta con sede a Rotterdam rappresentante per l'Olanda
e il Belgio la Siderexport, l'organizzazione di vendita all'estero dei prodotti
Finsider.
Nello stand, tra un via vai di genovesi e olandesi che parlano di volta in volta
un misto di italiano - inglese e olandese, troneggia un enorme tubo da 254 centimetri
di diametro del tipo usato per i grossi gasdotti e oleodotti nel mondo. Di questo
genere di tubi l'Italsider ha quasi coperto il globo. Infatti sono 18 mila miglia
le «pipelines», o condotte, realizzate fino ad oggi dallo stabilimento di Taranto.
Se l'Italsider in questo settore si occupa esclusivamente dei tubi di grosso
diametro con una produzione di circa un milione e 200 mila tonnellate all'anno,
la Dalmine è invece specializzata in tubi da perforazione e arriva alle 450
mila tonnellate all'anno. Per entrambe le aziende il futuro sembra roseo.
«Si stanno sperimentando nuovi tipi di perforazioni che permetteranno di raggiungere
livelli fino a 7 mila metri sotto la superficie terrestre - spiega il dottor
Giancarlo Gramigna,
amministratore delegato della Siderxport, anche lui ad Amsterdam per il Petrotech
- attualmente la media di perforazione si aggira sui 3 mila metri, quindi il
prossimo passo sarà quello dei 5 mila e successivamente i 7 mila. Si ritiene,
infatti, che a queste profondità sia possibile trovare nuovi e ingenti giacimenti
di petrolio. è chiaro che l'aumentare delle ricerche comporterà maggiori
vendite per la Dalmine, anche perchè i nostri prodotti hanno elevatissimi standard
qualitativi e sono richiestissimi sul mercato mondiale. Perl l'Italsider, invece,
si prevedono due nuove prospettive - continua Gramigna - da una parte in molti
Paesi aumenta la ricerca e il trasporto dell'acqua, dall'altra sta prendendo
piede il sistema cosiddetto «snarring pipeline». Quest'ultimo sarebbe il trasporto
di fango di carbone che, misto ad acqua, viene fatto scorrere nelle condotte.
In entrambi i casi si prevedono nuovi ordini per l'Italsider».
Attualmente il gruppo Finsider ha in corso dodici contratti internazionali per
diversi miliardi di lire. Il fatto che il petrolio, il gas naturale ed il carbone
siano e rimangano le principali fonti di energia per il prossimo futuro, nonostante
le ricerche sull'energia nucleare e sulle fonti alternative, non può che aumentare
l'ottimismo dei dirigenti italiani.
Tuttavia la situazione della siderurgia mondiale non è tale da avallare in pieno
ottime previsioni. L'anno scorso il consumo mondiale d'acciaio ha avuto un'espansione
del 4 per cento. La produzione è aumentata allo stesso livello passando dai
716,3 milioni di tonnellate del ‘78 ai 746,4 milioni di tonnellate del
‘79. Solo i due «grandi», Stati Uniti e Unione Sovietica, hanno accusato
una diminuzione dell'1 per cento. I Paesi della Comunità europea hanno invece
aumentato del 6 per cento, il Giappone del 9 per cento, i Paesi ad economia
pianificata dell'Europa orientale del 2 per cento, e il resto del mondo del
10 pér cento.
Comunque nel complesso la produzione d'acciaio dei maggiori Paesi del mondo
è risultata inferiore a quella del 1974. In quelli più piccoli, invece, si è
avuto un aumento del 22 per cento.
Tra tutti chi sta meglio è il Giappone. I giapponesi infatti in questi ultimi
anni hanno continuato ad ammodernare le loro strutture impiantistiche arrivando
ad un invidiabile grado di efficienza. La loro produzione siderurgica tra l'altro
non è spinta al massimo, in quanto al momento l'industria giapponese lavora
soltanto al 50 per cento delle proprie capacità.
Se si pensa alla crisi in cui si dibattono gli americani (basti ricordare il
caso emblematico della US Steel) e alle ristrutturazioni in corso nelle industrie
dei paesi della CEE, si capisce subito il motivo per cui il Giappone sia diventato
motivo di massima preoccupazione per chi nel mondo si occupa di siderurgia.
Venendo in particolare all'Italia, non si può fare a meno di notare che la produzione
di acciaio del 1979 (24 milioni di tonnellate) è stata, leggermente inferiore
a quella dell'anno precedente. La causa della mancata produzione è da ricercarsi
principalmente negli scioperi per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici.
Nello stesso tempo vi è stata una forte ripresa della domanda che ha provocato
un notevole aumento delle importazioni (7,7 milioni di tonnellate, pari al +40
per cento) e un calo delle esportazioni (9,4 milioni di tonnellate pari al
-15 per cento). A questo proposito la produzione d'acciaio dell'Italsider nel
‘79 è stata di 9.736.000 tonnellate, con un calo di oltre il 6 pèr cento
rispetto al ‘78.
Da questo quadro si capisce dunque l'importanza che i dirigenti dell'Italsider
e del gruppo Finsider in generale, danno al mercato dei tubi. La ricerca petrolifera
«offshore», e cioè «fuori costa», ha portato in Italia centinaia di miliardi
di lire in commesse. Basti pensare al gasdotto trans Alaska(lungo 1.300 chilometri),
a quello Algeria-Italia (lungo 2.500 chilometri) al giacimento di gas a Groninga,
in Olanda, i cui tubi sono in gran parte di provenienza Italsider.
L'appuntamento al Petrotech 80 di Amsterdam è quindi più che ponderato per l'industria
italiana. è qui infatti, in questa città dai tetti rossi e dalle strade
pulite, che si decide gran parte dall'andamento dell'economia mondiale.
E gli italiani lo sanno.
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