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L’OMBRA DELL’ORCHIDEA

(2014)

Un thriller tra mistero, storia, massoneria
e un pizzico di paranormalità. Con un fondo di verità…

di Rino Di Stefano

Copertina de "L'Ombra dell'Orchidea"

Così come il mio primo romanzo “Soluzione Virale”, anche questo si ispira ad una storia vera. Ovviamente, personaggi e circostanze sono frutto di fantasia. Ma la vicenda che sta alla base de “L’Ombra dell’Orchidea” trae ispirazione da un racconto che mi venne fatto diversi anni fa e che mi colpì per la sua stranezza. Del resto, essendo un giornalista legato alla cronaca del reale, è da quella che, quando succede, traggo le ragioni che poi mi portano a scrivere un romanzo. La storia di cui vi parlo avvenne in un piccolo paese della Sicilia occidentale, noto quasi esclusivamente per essere stato teatro di una delle più epiche battaglie del Risorgimento italiano: Calatafimi. Fu in quelle colline che il 15 maggio 1860 i Mille di Garibaldi si scontrarono sulle colline di Pianto dei Romani con tremila soldati borbonici, agli ordini del generale Francesco Landi. E li sbaragliarono. Fu da quella gloriosa battaglia che iniziò la storia dell’Italia unita, come oggi la conosciamo.
Ma Calatafimi ha una storia ben più antica alle spalle. Per quanto il nome sia di origine moresca, pare che in origine su quel territorio si stanziò un gruppo di troiani al seguito di Enea. Furono invece i romani a chiamarlo “Castrum Euphemii”, cioè Castello Eufemio, del quale ancora oggi si possono visitare le rovine. Il paese sorge attorno ai ruderi del castello, su una “amenissima et elevata collina venti quattro miglia innanti la Penisola di Trapani” che, come scrisse il Notaro Vito Pellegrino nel 1739, “gode un aere assai gradevole all’umana salute, che invita in ogni tempo all’omaggio di una tranquilla serenità l’aure più soavi delle stagioni, che ogn’una in ogni tempo par Primavera”.
La storia di cui vi parlo iniziò nei primi anni del Novecento, in un piccolo podere dell’abitato di Calatafimi. Era in quella fattoria che abitavano un uomo e una donna con i loro quattro figli: tre maschi e una femmina. Non sappiamo che cosa accadde di così traumatico da sconvolgere per sempre la vita di quella famiglia. Tutto ciò che ci viene raccontato è che una notte l’uomo chiamò il più grande di tre figli, che allora aveva nove anni, e lo fece salire su un carro condotto da un cavallo. “Devi venire con me”, gli disse. E il bambino, ubbidiente, si preparò e seguì il padre. Con loro c’era anche la sorellina piccola, di soli tre anni. Dormiva in un angolo del carro, quando il bambino vi salì. Fortunatamente era quasi estate e la temperatura della notte abbastanza accettabile. Il bambino non capiva il perché di quella levataccia. Del resto, perché la mamma non era con loro? E gli altri due fratellini? Ma sapeva che al padre non si dovevano fare domande. Per cui, coprendosi appena con una coperta, se ne stette lì fermo, in silenzio, vedendo poco a poco la sagoma del casolare farsi sempre più piccola, fino a sparire del tutto. Poi, si limitò a guardare il sentiero di campagna, reso argentato dalla luna piena di quella notte, mentre il padre si limitava a stare al posto di guida, solo e silenzioso anche lui. Fu soltanto dopo un bel po’, poco prima dell’alba, che alla fine vide in lontananza le fioche luci di Trapani, circondata dal mare. Il carretto entrò nella città e, quasi a passo d’uomo, giunse infine nei pressi di una piazza. A quel punto l’uomo scese e legò le redini del cavallo ad un anello fissato in un muro. Poi prese delicatamente la bambina in braccio, ancora dormiente, e aiutò il figlioletto a scendere. Era la prima volta che il bambino vedeva la città. Il padre lo prese per mano e lo condusse verso una porta che dava sulla strada. Ai primi colpi nessuno rispose. Ai secondi, si sentì qualcuno che stava aprendo. “Gesù mio, ma siete proprio voi? E queste povere creature come stanno? Venite, venite dentro…”, disse la vecchia signora che apparì sull’uscio.
“Volete un caffè? Posso fare un po’ di latte ai bambini?”, insistette l’anziana.
“No, vi ringrazio, sono di fretta. Come d’accordo, vi lascio qui mio figlio. La piccola viene con me. Sapete chi dovete chiamare e che cosa dire. Quel signore sa già tutto. E adesso, se volete scusarmi, vorrei dire due parole a mio figlio a da solo. Con il vostro permesso…”. 
La donna annuì e uscì dalla stanza. L’uomo chiamò il bambino e lo fece sedere di fronte a lui.
“Ascoltami bene – gli disse – per ragioni che un giorno capirai, adesso devo andarmene. Tu ormai sei grande e ti affido a mani sicure. Domani ti porteranno in casa di una persona importante che si occuperà di te. La mamma e i tuoi fratelli ti raggiungeranno subito dopo. Non soffrirete la fame: avrete una casa e vivrete bene, in casa di signori. Io, però, devo sapere una cosa: posso fidarmi di te? Sarai in grado di badare alla mamma e ai tuoi fratelli? Sei grande, devo potermi fidare di te…”.
Il bambino lo guardava fisso, sempre più confuso.
“Ma voi, papà, quando tornerete?”.
“Ancora non lo so. Porterò con me la tua sorellina. Poi, un giorno, torneremo di nuovo tutti insieme. Allora, che cosa mi dici? Posso fidarmi di te?”.
Il bambino annuì, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime. Il padre lo abbracciò forte e poi lo baciò su una guancia.
“Ti voglio tanto bene, piccolo mio. Sappi che me ne devo andare, ma solo perché sono costretto a farlo. Non dimenticartelo mai, hai capito?”.
E si alzò, maledicendo dentro di sé la situazione che lo costringeva a scappare lontano. Molto lontano. Sollevò di nuovo la bambina, se la mise in braccio e, senza dire una parola, uscì dalla porta e se la chiuse alle spalle. Fu l’ultima volta che il bambino vide suo padre e la sorellina. Il rumore del carretto che si allontanava nella notte, cigolando sul selciato di pietra, fu l’ultimo ricordo che gli rimase impresso nella mente.
Nessuno, da quel momento, parlò mai più dell’uomo fuggito nella notte con la sua bambina. Madre e tre figli vissero in casa del responsabile dell’esattoria provinciale, una vera autorità in quei tempi. La donna come dama di compagnia della moglie del direttore, i figli studiarono nella scuola di Arti & Mestieri, imparando ognuno un’attività che permettesse loro di farsi una vita. Fu soltanto circa quarant’anni dopo che qualcosa cambiò. Ormai quel bambino era sposato e padre di cinque figli, due maschi e tre femmine. La lettera di un notaio che lo convocava con una certa urgenza, senza specificargliene il motivo, lo lasciò piuttosto interdetto. Non aveva pendenze in giro e non aveva mai fatto nulla che potesse comportare l’intervento di un notaio. Che cosa voleva, dunque? Quasi per caso, ne parlò con i due fratelli e anche loro dissero di essere stati convocati da quello stesso notaio e alla stessa ora. Dunque, la cosa riguardava tutti e tre. In un certo senso si sentivano sollevati, ma la curiosità di conoscere il perché di quella convocazione era tanta.
Quel pomeriggio, quando uscirono dallo studio del notaio, i tre fratelli erano visibilmente frastornati. Avevano appena sentito con le loro orecchie che a Filadelfia un uomo di quasi 80 anni, che si definiva il padre scomparso, era morto lasciando loro ogni suo avere. Il più grande, che non aveva mai dimenticato quella notte sul carretto tra Calatafimi e Trapani, era l’unico dei tre che aveva ancora un vago ricordo di quell’uomo. Ormai le sembianze si confondevano nella nebbia di quel trauma infantile che aveva accostato con la perdita del padre. E in quel modo, poi. Però se lo ricordava. Per cui quell’eredità inattesa, tanto inattesa quanto cospicua, dopo tutto non lo stupiva più di tanto. Adesso, finalmente, sapeva che il genitore era fuggito negli Stati Uniti, si era sistemato a Filadelfia e, morendo, non si era dimenticato di loro. Nessuno, però, doveva sapere che quell’eredità veniva davvero dal padre. Per cui i tre fratelli si misero d’accordo, sostenendo pubblicamente che avevano ricevuto quei soldi da uno zio sacerdote, morto negli Stati Uniti. E non fu un caso che, in memoria delle mai dimenticate origini, quell’ex bambino non solo si comprò una palazzina dove poi portò la famiglia ad abitare, ma tornò per la prima volta a Calatafimi e acquistò anche i terreni che una volta erano appartenuti alla sua famiglia. Fino alla morte, avvenuta negli anni settanta, quell’uomo non rivelò mai quale mistero si nascondesse dietro la scomparsa del padre, né il ruolo che ebbe sua madre nella vicenda. Certo è che la donna fino alla fine dei suoi giorni si rifiutò sempre di portare il lutto, lasciando capire chiaramente che vedova non era.
Ecco, è da questa singolare e misteriosa vicenda siciliana, che trae spunto “L’Ombra dell’Orchidea”. Ovviamente la trama non segue il percorso reale e non racconta la vera storia di quella famiglia. Ma è proprio dall’oscura vicenda dell’emigrante misterioso che parte l’avventura che sta alla base del libro.

Attentato a Niagara Falls

Le cascate del Niagara (Foto: utente Decumanus su Wikipedia)Vorrei aggiungere anche un altro dettaglio di cronaca, oltre alla storia di Calatafimi. Ad un certo punto nel libro si parla anche di un attentato alle cascate del Niagara. Anche quello si ispira ad un fatto di cronaca reale. Correvano gli anni Sessanta e una copia di fidanzatini (di pelle bianca) si trovava in gita alle cascate. Era sera, il momento più suggestivo per ammirare quella fragorosa massa d’acqua che  precipita vorticosamente giù dallo strapiombo. Alle spalle dei due giovani, improvvisamente comparirono due ben piantati uomini di colore. “Your time is up, whity…” (“Il vostro tempo è scaduto, dolcezze bianche…), dissero loro con un ghigno. Poi li afferrarono e li scaraventarono giù, nelle letali acque del Niagara River. Erano i tempi in cui i conflitti tra bianchi e neri sconfinavano anche nell’omicidio e nelle stragi. Da entrambe le parti. E nessuno se ne stupiva. Pare, comunque, che l’uomo fosse travolto e morì cadendo giù dalle cascate. La ragazza, invece, riuscì a tenersi nei cespugli del dirupo e poi venne salvata. I due assassini, invece, non vennero mai ritrovati.
La realtà, come vedete, supera sempre ogni fantasia. Buona lettura!

La trama

Una sera d’estate l’avvocato Giulio Raimondi, dipendente del noto studio legale milanese Filangeri & Nansen, si reca in via Campo dei Fiori con la fidanzata Roberta, per una passeggiata. Lungo la strada, la ragazza gli fa leggere i tarocchi da una cartomante che gli preannuncia un sostanziale e inatteso sconvolgimento della sua vita. Raimondi non le crede, ma l’indomani l’armatore genovese Gerolamo Parodi, titolare di una tra le più importanti compagnie di navigazione italiane e cliente dello studio legale per cui Raimondi lavora, lo chiama per affidargli un incarico. Raimondi sta per andare in ferie, ma il suo capo, Fabrizio Filangeri, lo obbliga a recarsi a Genova e a mettersi a disposizione di Parodi.
Quando si trova davanti a Parodi, per il quale aveva già lavorato alcuni anni prima, Raimondi apprende che l’anziano armatore sta per morire a causa di un cancro al fegato. Inoltre, essendo rimasto solo dopo aver perso moglie e figlia in un tragico incidente d’auto, Parodi gli fa una stranissima richiesta. Prima, però, gli rivela di non essere figlio naturale dell’ex armatore, suo padre, dal quale aveva ereditato l’azienda. Gli confida di essere invece figlio di un avvocato siciliano, amico dei suoi genitori adottivi, fuggito negli Stati Uniti nel lontano 1922. A confessarglielo fu la madre adottiva, in punto di morte. E, a testimonianza di quella rivelazione, gli consegnò una vecchia cartolina postale che l’uomo aveva spedito agli amici da New York. Ma chi era questo avvocato? E che cosa aveva fatto negli Stati Uniti? Forse aveva formato una nuova famiglia? Parodi vuole saperlo e incarica l’avvocato Raimondi di scoprirlo.
E’ da questo momento che inizia l’avventura dell’avvocato Raimondi alla ricerca del misterioso emigrante. Una ricerca che lo porterà prima in Sicilia, poi in America, inseguendo un’antica pista massonica che lo condurrà dal centro di New York alle vorticose acque di Niagara Falls, scoperchiando uno dei maggiori scandali politico-finanziari che abbiano mai toccato la Presidenza degli Stati Uniti. E sarà soltanto dopo tante peripezie che, scoprendo l’ombra di un’orchidea, finalmente riuscirà ad avere le risposte alle sue domande.
Poi, quando ormai gli sembra che la sua vita sia tornata sui binari della normalità, il destino gli riserba un’ultima sconvolgente sorpresa a Campo dei Fiori. Una sorpresa che lo segnerà per tutta la vita.

RDS

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(La foto delle Cascate del Niagara è dell'utente Decumanus su Wikipedia)

Dettagli del libro (Edizione cartacea):

Copertina flessibile: 248 pagine
Editore:CreateSpace Independent Publishing Platform
Data di pubblicazione: 10 Aprile 2014
Lingua:
Italiano
ISBN-10: 1497561612
ISBN-13: 9781497561618
Prezzo di listino: €12,90

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Dettagli del libro (Edizione digitale):

Formato: Kindle
Dimensioni file:
648 KB
Editore: Rino Di Stefano
Data di pubblicazione: 7 Febbraio 2014
ASIN: B00IAXO1QI
ISBN-10: 8890965002
ISBN-13: 9788890965005
Lingua:
Italiano
Prezzo di listino: €3,99

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