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Caos politico nell’Italia ridotta in povertà e all’emergenza

Partiti nel panico
per la rivoluzione
a Cinque Stelle

Bersani vicino a lasciare, Berlusconi sogna “Forza Silvio”

di Rino Di Stefano

(RinoDiStefano.com, pubblicato Domenica 10 Marzo 2013)

Un comizio del Movimento Cinque StelleLa stragrande maggioranza degli italiani ha la netta sensazione che i partiti abbiano affrontato l’ultima tornata elettorale con un approccio sbagliato. Il fatto stesso che il Movimento Cinque Stelle sia riuscito a diventare la prima forza politica del Parlamento (25,55%), scavalcando quelle tradizionali, la dice lunga sugli errori che sono stati fatti nell’affrontare i problemi relativi a ciò che davvero preoccupa la gente.  Ma anche in questi giorni, a urne ormai archiviate (almeno per adesso), continuiamo ad assistere a spettacoli a dir poco discutibili. Il fatto che 8 milioni 688 mila 545 persone abbiano improvvisamente voltato le spalle ai partiti di sempre, decidendo che era venuto il momento di cambiare, non pare che abbia turbato più di tanto i sonni degli altri due schieramenti in campo. Il PD, che ha preso 8 milioni 642 mila 700 voti, ha conquistato il 25,41%, perdendo l’8,8% rispetto alle precedenti politiche. Il PDL, che tutti davano per spacciato, ha ottenuto 7 milioni 332 mila 121 voti, arrivando al 21,56%, con una perdita netta del 15,8%.
Ma, se errore c’è stato, dove e come si è verificato? In tivù e sui giornali le analisi e le previsioni ormai si sprecano. Ad un occhio attento, però, non può sfuggire che spesso commenti ed editoriali vengono pilotati in un senso o nell’altro, a seconda dell’orientamento politico di chi li esprime. La verità è che la campagna elettorale non è ancora finita. L’ingovernabilità che ci hanno lasciato le ultime elezioni, sembra avere un’unica via d’uscita: il ritorno alle urne. I politici stanno cercando di indorare la pillola per non ammettere pubblicamente che siamo nel caos e che non ci resta che tornare a votare. Chi ha perso, poi, non ha alcuna intenzione di mollare la poltrona per cederla ad altri. Vedi il professor Monti, del quale non parlo nemmeno. La resa dei conti, ampiamente prevedibile già prima che si andasse al voto, è iniziata dal giorno dopo dei risultati ufficiali. Ma vediamo, partito per partito, come stanno andando le cose.

Bersani, leader senza carisma

Pierluigi BersaniCominciamo dal PD. Come ha detto lo stesso Pierluigi Bersani parlando ai suoi, “siamo arrivati primi, ma non abbiamo vinto”. Infatti, se ai voti del  PD non si aggiungevano quelli di Sinistra e Libertà (3,20%), Centro democratico (0,49%) e partitini minori (0,43%), non si sarebbe arrivati a quel 29,53% che, pur essendo inferiore del 9% rispetto alle ultime politiche, ha permesso di acquisire il premio di maggioranza alla Camera. Ma i 130 mila voti che separano PD e PDL sono troppo pochi per permettere la nascita di un governo. E non sembra che ci sia neanche una pallida possibilità che il Movimento Cinque Stelle dia la fiducia a qualcuno, o che PD e PDL in qualche modo si possano alleare per formare un governissimo. Bersani questo lo sa. Infatti, presentando allo stato maggiore del PD gli otto punti del suo programma, ha messo le mani avanti dicendo subito che per nessuna ragione il PD si sarebbe mai alleato con l’odiato Berlusconi. Il fatto è che Bersani ha completamente sbagliato la sua campagna elettorale. Per tutto il tempo, saltando da un palco all’altro in giro per l’Italia, ha detto che la prima cosa che avrebbe fatto, non appena si fosse insediato a Palazzo Chigi, era quella di varare una legge per legittimare la nazionalità italiana dei figli degli immigrati. Poi, continuando, si preoccupava di rassicurare gli omosessuali instaurando una riforma del tipo già adottata in Germania per le coppie gay. Chi lo stava ad ascoltare, però, si poneva qualche domanda. Ma come, in questo Paese ci sono milioni di persone che non riescono più a mangiare, che hanno perso il posto di lavoro e non sanno più dove sbattere la testa, e tu parli dei figli degli immigrati e dei gay? Senza voler entrare nel merito di queste tematiche che, comunque, dovranno essere affrontate nelle dovute sedi, ci sarà pure un ordine di priorità per affrontare l’emergenza che stiamo vivendo. Le tasse dirette e indirette ci stanno stritolando, le banche non concedono più credito a famiglie e aziende, il governo in carica pensa soltanto ad attrezzare Equitalia in modo da spremerci ancora di più e meglio, e tu non spendi una parola per offrire una soluzione? Non solo. Il suo vice, Enrico Letta, nel pieno della campagna elettorale, se ne usciva dicendo che il PD, una volta al governo, avrebbe potenziato le palestre. Se la cosa non fosse tragica, verrebbe da ridere. L’ultimo provvedimento passato alla Camera prima delle elezioni, è stato il cosiddetto “fiscal compact”, un termine che in soldoni vuol dire trasferire la sovranità della politica economica e fiscale nazionale ad un’Europa sempre più tedesca. “L’Italia – spiega il professor Guido Rossi – è così fin d’ora obbligata al pareggio di bilancio e alla riduzione forzata del debito pubblico nei prossimi vent’anni, con un rientro del 3% sulla quota eccedente il 60% del prodotto interno lordo. Allo stato Matteo Renziattuale ciò significa una riduzione di più di quaranta miliardi l’anno, che può aumentare e diventare insostenibile se il Pil diminuisce e il debito, con il progredire dello spread, aumenta”. E dove li troviamo questi soldi? Come possiamo fare a finanziare lo sviluppo economico, se tutte le nostre risorse devono essere impiegate per ridurre il debito pubblico? Bersani su tutto questo non ha speso una parola. L’unico debolissimo tentativo è stato quello di puntare i primi due dei suoi otto punti programmatici sul fatto che “l’Italia deve farsi parte attiva per la correzione delle politiche europee di stabilità” e l’utilizzo di “titoli di Stato per i pagamenti della pubblica amministrazione con un patto di stabilità più leggero”. Va bene, intanto, però, che si fa? Come fai a spiegare al capo famiglia, che non ha più una lira, che il prossimo governo targato PD si darà da fare per cambiare le politiche europee e cercherà di utilizzare titoli di Stato per pagare i propri fornitori? Quanto tempo ci metterà? E adesso? Subito, che si fa? La gente vuole soluzioni immediate, vuole che si trovino i soldi per permettere a tutti di poter campare. I problemi tecnico-ideologici, e cioè quelli su cui puntano sempre Bersani e compagni (dimezzamento dei parlamentari, giustizia, conflitto d’interessi, eccetera), potranno essere affrontati quando la gente non avrà più l’acqua alla gola. Nel PD l’unico che sembra accorgersi della strada sbagliata intrapresa dal partito, è Matteo Renzi. Il sindaco di Firenze, inviso all’attuale classe dirigente del PD, propone a Bersani di aggiungere un nono punto al programma, inserendo anche la fine del finanziamento pubblico ai partiti. Con quei soldi, fa osservare, si potrà affrontare lo stato di emergenza in cui ci troviamo. Inoltre, suggerisce al suo segretario di smettere di correre dietro a Grillo, ma di sfidarlo apertamente sullo stesso terreno. Quello che Renzi fa finta di non capire è che il PD non è disponibile ad alcuna apertura al nuovo. E men che meno a lui. Vedremo, però, che cosa accadrà alle prossime elezioni che, se tutto continuerà come adesso, saranno quanto mai vicine.

PDL, un partito formato Berlusconi

Silvio BerlusconiE veniamo al PDL. Contrariamente al PD, al quale se togli Bersani resta comunque il PD, se al PDL togli Berlusconi non resta assolutamente nulla.  Il partito non c’è, non esiste. Secondo la testimonianza di diversi parlamentari storici del PDL, non c’è mai stato. Del resto, chiunque conosca dall’interno la struttura del PDL, sa benissimo che la sua presenza sul territorio è semplicemente inesistente. Berlusconi non ha mai voluto che nascessero reti regionali, provinciali e comunali del PDL. Le nomine, tutte le nomine, vengono paracadutate dall’alto.  Non esistono congressi che eleggono i segretari. Basta un unico, solo, grande presidente che pensa (e agisce) per  tutti. Del resto, se Berlusconi non fosse sceso in campo per la seconda volta, quanti voti avrebbe preso il PDL? Invece, complessivamente, il centrodestra ha preso 9 milioni 923 mila 100 voti, arrivando al 29,13% (-17,8 rispetto alle scorse politiche). A sommare i propri voti con quelli del PDL sono stati la Lega Nord con 1 milione 390 mila 156, pari al 4,08% (-4,2%); Fratelli d’Italia con 666 mila 1 voti, pari all’1,95%; altri partitini con 534 mila 822 voti, pari all’1,54%. Contrariamente a quanto fa Bersani, che è ossessionato dall’aspetto ideologico del proprio messaggio elettorale, Berlusconi ha un approccio del tutto diverso con il suo elettorato. Non parla di romantiche e precostituite posizioni politiche. L’unica menzione storica che concede ai suoi avversari del PD è quella di essere “comunisti tout court”. Né, d’altra parte, cerca di far breccia nella razionalità dei suoi elettori. Come egli ben sa, in Italia l’illuminismo, inteso come uso della ragione, è sempre stato un turista di passaggio. No, Berlusconi parla molto più prosaicamente alla pancia del suo elettorato. Il discorso, implicito e sottinteso, è più o meno questo: “Cari elettori, voi sapete che sono costretto a stare in politica, per difendere i miei interessi. Tra l’altro, perseguitato come sono dalla magistratura rossa, non potrei proprio farne a meno. Allora, se mi votate, io mi occuperò anche dei vostri interessi. Intanto, come primo atto, vi farò rimborsare quanto avete speso per l’Imu”. Il messaggio viene recepito subito e in tutta la sua interezza. Tra l’altro, e questo lo riconoscono tutti, amici e avversari, il Cavaliere è proprio in gamba a convincere il prossimo. Ma la domanda è un’altra: può un partito puntare solo e soltanto su un solo uomo? Può un partito identificarsi, nel bene e nel male, sugli interessi (privati, pubblici e giudiziari) del suo presidente? Adesso, per esempio, pare che Berlusconi voglia ripresentarsi alle prossime elezioni con un partito ribattezzato “Forza Silvio”.  Se fosse vero, a parte la megalomania del gesto, sarebbe davvero la fine del PDL. Berlusconi potrebbe pure fantasticare su chissà quale vittoria, ma più verosimilmente si verificherebbe una disfatta di portata storica. L’opinione di molti politologi è che il pensiero del Cavaliere sia sempre più vicino al detto: “Muoia Sansone con tutti i filistei” . E addio sogno dei moderati…

Grillo parla alla gente comune

Beppe GrilloParliamo adesso del Movimento Cinque Stelle. Quello che i politici  tradizionali non riescono ancora a comprendere è che il successo di Beppe Grillo e soci nasce soltanto dal fatto che il loro messaggio è rivolto alla gente normale, cioè a coloro che sono stati le vittime della politica fin qui adottata dai partiti presenti in Parlamento.  Grillo non parla di ideologia e utopie: insiste, invece, sui bisogni e sulle esigenze della gente comune. L’ex comico genovese (dico ex perché adesso non fa più ridere, bensì suscita paura)  parla il linguaggio del popolo e dal popolo viene compreso. Quando dice che ha scelto i propri e futuri parlamentari via Internet, non dice il falso. Ognuno di loro è un cittadino qualsiasi, spesso con un buon curriculum accademico, che non vede l’ora di confrontarsi con il nuovo ruolo. E ciò significa, sempre che Grillo riesca a mantenere la compattezza e l’integrità del gruppo, che metteranno mano a tutte quelle questioni che fino ad ora, per un tacito accordo con i Poteri Forti (cioè coloro che davvero comandano in Italia e nel mondo), non sono stati toccati. I grillini, chiamiamoli così per semplificare,  si troveranno di fronte due schieramenti. Nel primo, che si dice di centrosinistra, si nascondono anche i rappresentanti della finanza e dell’industria. Il primo ad avviare questa “santa alleanza” tra miliardari e comunisti, fu colui passato alla storia come “l’Avvocato”. Si chiamava Giovanni Agnelli e si inventò il sistema di portare avanti gli interessi del Grande Capitale, alleandosi con i propri nemici naturali. Agnelli, pur essendo senatore a vita, non ebbe mai incarichi istituzionali. I governi li faceva fare agli altri purché non disturbassero il conduttore, cioè lui. E fu il vero monarca della Repubblica italiana. Del resto tutta l’opposizione dei grandi giornali (a chi appartengono?)  verso Berlusconi, nasce dal fatto che il Cavaliere voleva curare i propri interessi e certamente non quelli dell’alta finanza.  Non è un caso, infatti, che durante i suoi anni di governo, Berlusconi non abbia fatto quasi nulla. A parte l’aver bloccato l’ascesa del PD, l’unica legge che val la pena di ricordare è quella dello stalking voluta dalla Carfagna. Con i grillini, la musica cambia.  E se ne accorgeranno tanto a sinistra, quanto a destra.

Nuove elezioni a giugno

Roberta LombardiDa tutte queste cose emerge una sola ed unica certezza: ci stiamo avviando, giorno dopo giorno, verso nuove elezioni. Prima si poteva presumere che si arrivasse anche ad ottobre, ma gli ultimi avvenimenti non lo fanno più pensare. E’ quasi certo, tanto per non parlare di veggenza politica, che andremo alle urne il prossimo giugno. Quale sarà l’esito? Calcolando gli errori di Bersani e di Berlusconi, è facile pensare che entrambi gli schieramenti perderanno consensi a favore di Grillo. Qualche profeta dell’ultimo minuto, sostiene che arriveranno anche al 60%. Ritengo più verosimile un 40%, voto più o voto meno. Non mancano, però, le incognite. Ad esempio, le inopportune dichiarazioni di certi neo eletti nel Movimento Cinque Stelle. Mi riferisco in particolare a quelle della signora Roberta Lombardi che, non trovando di meglio da fare, se n’è uscita con un elogio dell’epoca mussoliniana, dicendo che “prima che degenerasse, il fascismo aveva un altissimo senso dello Stato e della famiglia”. Qualcuno dovrebbe suggerire alla signora Lombardi di leggersi un po’ meglio la storia e di considerare il fatto che, forse, ha perso una buona occasione per restare zitta. Il fascismo è andato al potere con la violenza squadrista, a colpi di manganello e olio di ricino. Senza contare i morti che si è lasciato dietro, strada facendo. E per quanto riguarda le prime disposizioni del neonato governo fascista, sarà bene ricordare l’eliminazione del Parlamento, la chiusura di tutti i giornali, l’abolizione dei passaporti, l’istituzione di un tribunale speciale formato solo da generali e consoli della milizia.  Dunque, la signora Lombardi è pregata di non dire più cazzate e di pensare, invece, con intelligenza, al nuovo ruolo che le compete.

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