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L’Italia verso il baratro economico:
soltanto il voto può salvare il Paese

L’astensione favorisce i piani di chi ci sta impoverendo per attuare il progetto tedesco

di Rino Di Stefano

(RinoDiStefano.com, Pubblicato Domenica 8 Marzo 2015)

Nathan Meyer RothshildQuando nel corso della storia ci si rende conto che il proprio Paese sta affondando, precipitando in un abisso che lo farebbe tornare ai tempi oscuri del feudalesimo medioevale, allora è necessario che ognuno faccia la sua parte e dia il suo contributo per trovare una soluzione per salvare l’intera nazione. La prima domanda che ci si dovrebbe porre è: perché si è arrivati a questo punto? Chi ha voluto questo sfacelo che sta distruggendo l’Italia? E’ fin troppo facile rispondere che il nostro piccolo Stato fa parte di un progetto globale che abbraccia tutto l’Occidente. O, per essere più chiari, di un piano operativo voluto e preparato dalla grande finanza internazionale. Il cervello, come sempre, risiede in quel mondo anglosassone che tra Washington e Londra controlla il mondo, come oggi lo conosciamo. E’ da lì che partono le direttive per il controllo della finanza, soprattutto eliminando le scomode opposizioni dei governi locali. Ciò che si vuole eliminare è l’interferenza dei singoli Stati. In una parola: la democrazia. E per aggirare la libera espressione democratica, la strada maestra è il controllo della moneta. “Who controls the issuance of money controls the government!” (Chi controlla l’emissione della moneta controlla il governo!) diceva nell’Ottocento Nathan Meyer Rothschild, patriarca dell’omonima dinastia di banchieri. E questa è una massima che i grandi capitalisti dei nostri giorni conoscono fin troppo bene.
A determinare questa situazione è stato soprattutto il cambiamento della situazione mondiale. A fronte di una stagnazione economica del mondo occidentale, abbiamo assistito ad un rilancio di quelli che una volta chiamavamo i “Paesi del Terzo Mondo”. Il potere finanziario acquisito in particolare da Cina e India, cui si sono aggiunti tutti gli altri (vedi Messico, Brasile, Indonesia, eccetera), ha determinato uno squilibrio di cui ancora non abbiamo visto tutti i possibili effetti.  
Negli Stati Uniti la battaglia tra il governo e i banchieri da tempo è stata vinta da questi ultimi. Il dollaro statunitense, come è noto, è controllato dalla Federal Reserve, un ente privato che gestisce la moneta secondo una propria politica John Fitzgerald Kennedyinterna di profitto. L’unico presidente che aveva cercato di opporsi a questo monopolio, era stato John Fitzgerald Kennedy, che nel 1963 voleva riportare il dollaro sotto il controllo politico, sottraendolo ai banchieri. Ma abbiamo visto come è andata a finire. Da allora nessun presidente ha mai cercato di opporsi alla gestione privatistica della moneta da parte dei finanzieri di Wall Street.
In Europa il discorso era un po’ più complicato. Troppe monete diverse, troppe opinioni, difficoltà a gestire il mercato globale per l’interferenza di questo o quel Paese, per interessi localistici che disturbavano, e non poco, le strategie dei signori della finanza mondiale. Bisognava mettere ordine, convogliare le economie locali verso un’unica moneta controllata dall’alto. Appunto l’Euro. In altre parole, creare anche qui da noi un ente privato come la Federal Reserve americana: la Banca Centrale Europea (BCE). La scusa pubblica adottata per vincere la resistenza dei popoli, è stata l’Europa Unita. In realtà, nessuno ha mai avuto la benché minima intenzione di creare un’Europa Unita. Un’unione politica ed economica, prevede una distribuzione della ricchezza che non è accettata, neanche per ipotesi, da nessun Paese del Nord Europa. Unione politica significa infatti che i Paesi più ricchi dovrebbero farsi carico dei debiti di quelli più poveri, per creare un unico stato sovrano. Nessuno, Germania in testa, vuole pagare per sostenere l’economia di chi non appartiene al proprio Paese.
Ma che cosa significa, allora, l’operazione che è in atto, in questo momento, in Europa? Gli effetti li vediamo tutti i giorni: impoverimento delle popolazioni, zero crescita, distruzione del tessuto industriale. In Italia abbiamo già 17 milioni di persone che vivono sotto il livello di povertà. E tendono ad aumentare. Tutto questo, però, è stato pianificato a tavolino, non nasce per caso. Già verso la fine del Settecento Thomas Jefferson diceva: “Se il popolo americano permetterà mai alle banche private di controllare l’emissione della valuta, prima per l’inflazione e poi per la deflazione, le banche e le corporazioni che nasceranno toglieranno alle persone la loro prosperità fino a che i bambini si sveglieranno senzatetto nel continente che i loro padri hanno conquistato.”
Per gli economisti questa semplice verità è assolutamente scontata. Il problema è che buona parte di coloro che studiano e insegnano economia fanno parte dello stesso sistema che lavora per imporre il proprio potere economico sui popoli. E gli altri, i più onesti, coloro che comprendono perfettamente l’operazione criminale che sta distruggendo l’economia di intere nazioni, vengono emarginati e considerati dei reietti. Il tutto con l’aiuto di partiti e uomini politici disonesti e venduti al grande capitale, vero protagonista dello sfacelo che incide ogni giorno sulle nostre famiglie.
La Federal ReserveE’ questo ciò che stiamo vivendo oggi in Europa. Chi parla di “valori europei” e di altre “romanticherie” d’accatto di questo tipo, è soltanto un mentitore. Noi siamo le vittime di un piano finanziario che le élite mondiali del capitalismo stanno applicando all’Europa, sulla falsariga di quello già in vigore negli Stati Uniti. Là domina la logica speculativa della FED, ma pur sempre in un grande Paese unito e compatto. Qui si sono inventati la BCE, in un continente decisamente diviso negli interessi politici, economici ed industriali. Nessuno ha il coraggio di ammettere questa banalissima verità per interesse o semplice ipocrisia. In entrambi i casi, sia negli USA che in Europa, si tratta di privati che controllano, tramite la valuta, l’operato di tutti i governi. Eppure, l’articolo 1 della sezione 8 della Costituzione statunitense dice specificatamente che il Congresso è l’unica istituzione che può fabbricare denaro e regolare il suo valore. La Costituzione non è mai stata modificata per permettere a qualcuno che non fosse il Congresso di fabbricare e regolare la valuta.  Ma anche la nostra Costituzione non prevede di delegare ad alcuno la facoltà di battere moneta al posto dei nostri organi istituzionali. La nostra sovranità, dunque, non può essere ceduta a nessuno.  Tant’è, però, lo abbiamo fatto e adesso ne paghiamo le conseguenze.
Come uscirne? Mentre negli Stati Uniti cercano di non tirare la corda più del dovuto per non innescare rivolte popolari difficili da gestire, in Europa il meccanismo semplicemente non funziona. Lo sanno tutti, a partire dai protagonisti di questo disastro economico, che è solo questione di tempo prima che il banco salti e l’Euro diventi un fardello troppo gravoso da portare sulle spalle. Qualcuno dice, come hanno largamente anticipato i giornali britannici, che la Germania in gran segreto stia già stampando i suoi adorati Marchi. Del resto si tratta solo di un cambio di nome. Di fatto, l’Euro è un Marco mascherato da moneta unica europea. Per cui, quando la situazione diventerà insostenibile, tireranno fuori dai cassetti la loro valuta (proporzione 1 a 1) e continueranno come se nulla fosse. A quel punto, però, l’economia di buona Thomas Jeffersonparte d’Europa, e in particolare dell’Europa del Sud, sarà completamente disastrata. Dunque l’aquila tedesca si confermerà ancora una volta come la guida suprema cui rivolgersi. E assisteremo alla realizzazione del progetto al quale i tedeschi, da secoli, non hanno mai rinunciato: la germanizzazione dell’intera Europa.
L’incognita, come sempre, sarà quella americana. Fintanto che i tedeschi saranno loro alleati, faranno finta di chiudere un occhio. Nel momento in cui l’Europa dovesse germanizzarsi, diventando di fatto un concorrente degli USA, il discorso cambierebbe. Due guerre mondiali non sono scoppiate per caso e in entrambe le circostanze la ragione era economica. Ed ecco perché la Gran Bretagna, da sempre alleato principe degli USA in Europa, cercherà di bloccare l’espansionismo tedesco. Ed ecco perché una decina di Stati europei non hanno voluto prendersi l’Euro in casa. Vogliono stare a guardare, vedere come va a finire la partita. Lo hanno sempre saputo che l’Euro è uno strumento dell’egemonia tedesca e come tale lo hanno sempre considerato. Per i tedeschi, comunque, va bene anche così. Quando succederà il disastro, avranno già rovinato mezza Europa e si saranno tolti dai piedi tutti i possibili concorrenti. A quel punto, l’orchestra la dirigeranno loro. E noi, con i nostri politici servi dei loro voleri, continueremo ad andare a traino. A meno che non ci sia un risveglio politico che neppure la grande finanza è in grado di controllare. Se alle prossime elezioni nei vari Paesi dovessero andare al potere partiti che non vogliono più sottostare al diktat della Germania, il processo di sfaldamento dell’Eurozona Angela Merkel (Di World Economic Forum [CC BY-SA 2.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0)], attraverso Wikimedia Commons)subirebbe una forte accelerazione. Se invece di esserci una sola Grecia a protestare, i Paesi fossero tre o quattro, la situazione diventerebbe ingestibile per Merkel e soci. Anche perché sarebbe da ingenui non considerare che a breve la Grecia qualche sorpresa ce la farà. E ne andremo di mezzo anche noi. Il Paese che più preoccupa i tedeschi è la Francia, dove vedono la Le Pen ormai dietro l’angolo. Ma le elezioni presidenziali in Francia ci saranno solo nel 2017, per cui hanno ancora un po’ di respiro.
Da un punto di vista politico, tra l’altro, si sta verificando un fenomeno che ben difficilmente potrebbe essere definito casuale. L’austerity teutonica è voluta dal centrodestra, sotto l’ombrello dei popolari europei. Eppure, come in Italia, a difendere e a sostenere questo incredibile stato di cose è il partito della sinistra per eccellenza, il PD. E’ stato proprio il PD, con Prodi e Ciampi, a portare l’Euro in Italia. Eppure si sapeva che quella moneta unica avrebbe impoverito la popolazione, riducendo del 50 per cento la capacità d’acquisto degli italiani. Non dimentichiamoci che, ancora oggi, stipendi e pensioni sono pagati in lire (1936,27 lire convertite in un Euro), mentre tutti i prezzi dei beni in vendita sono da sempre in un Euro che, di fatto, viene considerato come le vecchie mille lire.
Siamo stati truffati. Lo ha fatto il PD con la complicità delle presunte “opposizioni” di centrodestra. Pecunia non olet (il denaro non produce odore), dicevano gli antichi romani. E infatti all’abbuffata hanno partecipato tutti, alla faccia degli schieramenti opposti e delle vecchie ideologie. Così, mentre grossi industriali e notabili di partito si arricchivano, l’Italia precipitava nella miseria.
Il risultato, però, è che oggi a denunciare questa situazione sono voci che vengono prevalentemente da destra o dall’estrema destra. I nazionalismi stanno tornando a galla con sempre maggior vigore e si stanno riaffacciando alla Romano Prodiribalta della politica con sigle e identità diverse. E’ facile prevedere che la gente, sempre più esasperata (e affamata) alla fine fornirà nuova linfa a queste formazioni. Con tutto ciò che ne consegue. Siamo proprio sicuri che non sia questo il vero obiettivo dello sfacelo economico che stiamo vivendo?

E’ difficile consigliare chi andare a votare, in un quadro politico sgangherato e accidentato come quello italiano. Ma non andare a votare è senza dubbio il peggiore dei mali. Per quanto schifati, per quanto nauseati da tutti questi cialtroni che si fanno passare per statisti, è assolutamente necessario che, quando arriva il momento, tutti si rechino alle urne. Solo così, se vogliamo restare quel popolo civile che ci siamo sempre creduti di essere, possiamo dare un calcio in culo a chi ci sta rovinando. Alla faccia di quei mega miliardari che, per puro profitto, hanno già scommesso sulla nostra fine come popolo e come nazione.

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